Attenzione, nessuno può escludere che la stagione dello stragismo e del terrorismo possa tornare. Giovani fate presto, “scendete in campo per rinnovare la politica” e se qualcuno tenta di frenarvi fate a spallate ed “aprite porte e finestre”: “l’Italia ve ne sarà grata!”.

Si chiude così, tra gli applausi, il durissimo discorso di Giorgio Napolitano nel ventennale della strage di Capaci, nel giorno in cui l’Aisi, l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna conferma che gli anarchici sono una minaccia vera e “torneranno a colpire”. Così sceglie di rivolgersi direttamente ai giovani il presidente, quasi il mondo della politica non fosse più consapevole della gravità della situazione, della crisi che non si riesce a fiaccare, delle bombe, del nuovo terrorismo che non scherza. E dello “stragismo” che potrebbe tornare, come fosse ancora una bestia in sonno sotto la cenere. Il nome di Melissa poi, la ragazza uccisa dalla bomba di Brindisi, era ovunque oggi a Palermo, campeggiava nell’aula bunker dell’Ucciardone, nelle scritte dei ragazzi che hanno preso d’assalto le strade della città nonostante la pioggia battente. Simbolo della paura degli italiani. Ed era nelle frasi del presidente e del premier Mario Monti, anch’egli presente e anch’egli preoccupato. “L’unica ragion di Stato è la verità”, ha detto il presidente del Consiglio pensando ai tanti interrogativi in piedi sulle stragi di Capaci e di via d’Amelio e sul ruolo di servizi segreti deviati. Sulla stessa lunghezza d’onda Napolitano che più chiaramente ha chiesto di avere coraggio, “di non esitare” a capovolgere gli errori fatti sui processi della strage di via D’Amelio, di chiudere per sempre la stagione dei “perversi rapporti” tra mafia ed esponenti dello Stato. Quello di Napolitano è stato un discorso complesso, nato da una premessa allarmata e sviluppato attraverso richiami ai partiti (“autoriformatevi”) ed ai magistrati (“tenetevi lontani dalla politica”): “non possiamo escludere” che la criminalità organizzata “possa oggi anche tentare feroci ritorni alla violenza di stampo stragista e terroristico”, ha sillabato il presidente nell’aula bunker gremita da una folla di giovani provenienti da tutta Italia per ricordare l’assassinio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca e dei tre agenti della scorta. Sono passati 20 anni ma non si vede: lo dimostra la tensione altissima che si è respirata oggi a Palermo dove centinaia e centinaia di agenti della questura, poliziotti in borghese ed in divisa hanno controllato con inusitato nervosismo l’ordinato svolgersi dell’evento. Lo dimostrano le parole del presidente della Repubblica che seguono un preciso ragionamento, segnalando alle forze politiche il loro ritardo rispetto alle esigenze di rinnovamento dei cittadini e garantendo al Paese che gli assassini saranno presi e consegnati alla giustizia. “Non ci facemmo intimidire nel ’92 e tantomeno cederemo ora”, ha assicurato Napolitano spiegando che la mafia non e’ sconfitta – “resta un problema grave per la democrazia” – ma che oggi lo Stato è “più forte”. La paura quindi esiste e come hanno detto Falcone e Borsellino, “chi non la ha è stupido perché è stupido non aver paura”, ha riconosciuto in serata Napolitano. “Basta fronteggiarla” e “non lasciarsi intimidire”. E basta dare risposte alla gente, riposte politiche, concrete: come una nuova legge elettorale, un diverso modo di finanziare i partiti ed anche una nuova generazione di politici.

 

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