Decimo giorno di emergenza sull’Isola del Giglio, decimo giorno che significa il ritrovamento di altri due corpi, due donne non ancora identificate, grazie al grande varco aperto a furia di esplosivo dai palombari del Gos della Marina. E ancora: è stato riconosciuto uno dei cadaveri recuperati nei giorni scorsi:

è della donna che tutti hanno imparato a conoscere come la ‘sposina di Biella’: Maria D’Introno, 30 anni, in viaggio sulla Concordia con i familiari che si sono salvati. E’ il giorno delle decisioni, quello in cui il prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile e commissario delegato all’emergenza, dà il via, la ‘green light’, all’operazione defueling, per svuotare la nave del carburante e allo stesso tempo continuare le ricerche dei dispersi. Il via alle operazioni di svuotamento dei bunker della Costa Concordia arriva proprio quando una macchia di olio è stata avvistata al largo dell’isola del Giglio. Il fatto, riferito da alcuni residenti, è stato confermato dalla struttura del commissario per l’emergenza. Si tratta di una macchia di 300 metri per 200 circa di olio che sarebbe fuoriuscito nei giorni scorsi o nell’immediatezza dell’incidente della Concordia. Successivamente il liquido si sarebbe depositato sul fondo e ora starebbe risalendo a galla, a distanza dalla nave, portato dalle correnti.

La tragedia della Costa Concordia conta a oggi 15 morti accertati e 24 dispersi ufficiali, 25 se verranno risolte le questioni burocratiche con l’Ungheria che smentisce che sulla Costa Concordia ci sia una donna ungherese dispersa. Nove vittime identificate e sei da identificare. Ma la notizia di oggi è la possibilità di “effettuare le due operazioni contemporaneamente – ha detto Gabrielli -. Proseguiremo le ricerche dei dispersi finché potremo ispezionare la nave”, finché ci saranno le condizioni di sicurezza. E se ci saranno corpi sotto lo scafo sarà possibile recuperarli solo quando la nave sarà di nuovo in asse”. Recuperare i corpi e identificarli per capire chi c’era su quella nave da crociera e chi c’é morto: e il prefetto torna sulla parola ‘clandestini’ pronunciata proprio ieri. “Dispiace – ha detto Gabrielli- che si sia data un’immagine della società che nasconde clandestini nelle sentine”. E rimanda i termini ‘clandestino’ e ‘non censito’ ai “puristi della lingua”. Ma le polemiche legate a questa tragedia hanno vita breve.

Per arrivare alla decisione di dare semaforo verde all’operazione di svuotamento senza sospendere le ricerche delle vittime Gabrielli ha ascoltato il parere del comitato tecnico-scientifico, al quale aveva posto precisi quesiti, poi é volato in elicottero a Grosseto, per parlare con il procuratore capo di Grosseto. Alle 15, ha comunicato ai media che “si va avanti”. Partono dunque i lavori per liberare la nave dal carburante e non cessa il lavoro di palombari e di sommozzatori che cercano senza fermarsi mai chi ancora manca all’appello. Un lavoro rischioso adesso che l’acqua entrata nella nave comincia ad essere putrida. Eppure si va avanti perché, come dice lo stesso Gabrielli, “qui sull’Isola ci sono familiari delle vittime che hanno il diritto di sapere. Di sapere anche che chi troviamo non sono loro congiunti”-. E così, quando arriva la notizia del ritrovamento di altre due donne tra i ponti tre e quattro, la lista della tristezza si allunga. Cominciano le procedure per estrarre quel che resta di quei corpi, il trasferimento in elicottero a terra.

Poi l’identificazione, grazie allo speciale pool della Scientifica che, in collaborazione con l’Interpol, sta lavorando incessantemente da dieci giorni. Dieci giorni. E ne passeranno tanti ancora prima che questa ferita, umana e ambientale, cominci a rimarginarsi. E’ vero, come dice l’ingegner massimo Avincini del Ministero del’ambiente, “che non ci sono inquinanti nel mare che possano preoccupare” se non qualche “chiazza lievissima di olio lubrificante”.

Ma questi dieci giorni di lavoro, di lacrime, di acqua e di vento, questi dieci giorni di dramma non possono essere passati senza lasciare tracce su quella nave. Nave “stabile”, e anzi “ancor più assestata oggi” ha detto Avincini ma in verità grande scatola piena di un carburante tanto denso quanto maledetto, piena di oli e di tensioattivi, di acidi e solventi. Una bomba innescata in un mare cristallino, vicino a rocce e piante di rara bellezza . Attorno alla nave, le difese poste dalla Castalia e dal lavoro dell’uomo.

 

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