Resta in carcere Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita accusato di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Lo ha deciso il Gip Simonetta D’Alessandro, che ha respinto la richiesta di scarcerazione dei difensori del senatore.

“E’ una decisione che non ci stupisce più di tanto, era nell’aria”. Così l’avvocato Renato Archidiacono, difensore del senatore Luigi Lusi, ha commentato la decisione del gip Simonetta D’Alessandro di tenere in carcere l’ex tesoriere della Margherita. “Una più complessa valutazione – ha aggiunto – si potrà fare dopo aver letto il provvedimento del giudice. A questo punto attendiamo la fissazione dell’udienza del Tribunale del Riesame”. Un contegno peggiorato nel tempo, tanto che ha continuato a calunniare gli ex vertici della Margherita anche dal carcere, necessità di salvaguardare le esigenze cautelari, mancata restituzione dei soldi mandati in Canada. Sono alcuni dei punti, secondo quanto si è appreso, indicati dal gip Simonetta D’Alessandro nel provvedimento che conferma la permanenza in carcere di Luigi Lusi. Il magistrato si è pronunciato a proposito dell’istanza presentata dai difensori dell’ex tesoriere della Margherita all’indomani dell’annullamento con rinvio, da parte della Cassazione, dell’ordinanza del tribunale del riesame di Roma che aveva confermato il carcere per il parlamentare. L’eventualità della concessione degli arresti domiciliari a Luigi Lusi, sui quali c’é il parere favorevole della procura di Roma, non può essere presa in considerazione se il senatore non indica un luogo alternativo a quello di residenza della moglie. Lo rileva il gip D’Alessandro, nelle 30 pagine depositate stamattina nelle quali respinge la richiesta di scarcerazione dei difensori del senatore. Giovanna Petricone, moglie di Lusi, il 9 luglio scorso è stata scarcerata e resta indagata. Si trovava agli arresti domiciliari dal 3 maggio. Il gip rileva anche che nel domicilio non ci dovrebbero essere linee telefoniche e collegamenti ad internet. “Esclusa assolutamente l’ipotesi della revoca della misura cautelare in atto” la misura degli arresti domiciliari potrebbe “trovare applicazione – scrive il gip nel provvedimento citando anche il punto di vista dei pm – qualora, anche in virtù di indicazioni dell’indagato, che allo stato nulla ha precisato in proposito, vengano garantite modalità tali da escludere possibili attività di inquinamento del quadro probatorio da parte di Lusi”. “In altri termini – è detto nel provvedimento – occorre che Lusi indichi un alloggio alternativo a quello allo stato condiviso con la moglie” e che si “forniscano prove incontrovertibili (ad esempio perizie giurate) dell’inesistenza nell’alloggio in parola di linee telefoniche o internet, per evitare quei colloqui che potrebbero avere con ogni probabilità contenuti inquinanti e preparatori di disegni calunniosi”.

 

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