Il tribunale del riesame di Torino ha revocato tutti i nove arresti domiciliari inflitti ad attivisti del movimento No Tav lo scorso 29 novembre, tramutandoli nell’obbligo di firma. Dei tre divieti di dimora, due sono stati covertiti in obbligo di firma e uno è stato revocato, così come i restanti cinque obblighi di firma. Gli episodi contestati dalla magistratura erano l’aggressione a una troupe del Corriere della Sera Web e l’irruzione in uno studio di ingegneri.
Per l’episodio dell’aggressione alla troupe del Corriere Web, avvenuta il 29 febbraio scorso a Chianocco (Torino), erano finiti ai domiciliari, su ordinanza del gip Elisabetta Chinaglia, due attivisti, uno della provincia di Trento e uno della provincia di Roma, ed erano state indagate a piede libero sei persone, tutti per i reati di violenza privata, danneggiamento e rapina. Per l’occupazione e i danni negli uffici della Geovalsusa-Geostudio il gip Rosanna La Rosa aveva inflitto sette arresti domiciliari, tre divieti di dimora a Torino e cinque obblighi di firma per violazione di domicilio aggravata e violenza privata; per tre attivisti la procura di Torino aveva ipotizzato il reato di resistenza. Tra coloro che erano stati colpiti dal divieto di dimora c’era anche Francesco Richetto, leader del movimento No Tav, che ora non ha ulteriori obblighi.