”Trovo sconcertanti le considerazioni del presidente della Corte. E poi, se davvero le mie dichiarazioni avrebbero potuto cambiare il corso del processo perché nessuno ha avvertito l’esigenza di interrogarmi?” Lo afferma Raffaele Sollecito, condannato con Amanda Knox per il delitto di Meredith Kercher, commentando le dichiarazioni del presidente del collegio del processo di appello bis, Alessandro Nencini.
”Sono estraneo ai fatti. Non ho ucciso nessuno”, premette Sollecito, sottolineando di essere sempre stato a disposizione dei giudici, ”ero a disposizione ma in tutti questi anni nessun pubblico ministero o giudice ha mai fatto un cenno, mai si sono rivolti al sottoscritto chiedendomi di rispondere, precisare, difendermi”. Il ragazzo respinge l’ipotesi di fuga: ”io l’altra sera credevo nell’assoluzione – spiega -. Se avessi voluto far perdere le mie tracce non mi sarei ridotto all’ultimo minuto, l’avrei fatto una volta uscito dal carcere”. ”Ho letto che avrei dovuto scaricare tutto su Amanda – aggiunge -. La verità è che contro di me non c’era nulla. C’era il memoriale di Amanda, che su di me non aveva detto nulla – precisa -. Io Meredith l’avevo vista una paio di volte ma non le avevo mai parlato. Insomma la mia era una conoscenza superficiale. Rudy addirittura non l’avevo mai incontrato”. ”Non mi riconosco nella immagine di un depresso dalle manie strane. Vivevo una vita felice. Allucinante dipingermi come uno che partecipa a un omicidio per solidarietà. Non c’ero. E sulla scena del crimine le mie tracce non le hanno trovate”. ”Come penso che sia andata quella sera? Non mi riguarda. Io non c’ero. Sono estraneo e non sono io che devo trovare risposte”