La squadra mobile di Palermo sta eseguendo 14 ordini di custodia cautelare per associazione a delinquere e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la celebrazione di matrimoni fittizi. I reati sono stati commessi anche in altre citta’ italiane e in Marocco, dal novembre 2007 allo stesso periodo del 2009.

Le ordinanze d’arresto – 5 in carcere e 9 ai domiciliari – sono state disposte dal Gip Piergiorgio Morosini su richiesta dei pm Calogero Paci e Daniela Varone. Le indagini sono cominciate quando un marocchino ha chiesto all’ufficio immigrazione della questura di formalizzare il ricongiungimento con la moglie, la palermitana Rosa Cocuzza, sposata in Marocco; ma la donna aveva gia’ contratto matrimonio con altri due marocchini, e un altro ancora, nel dicembre 2008, aveva inoltrato alla questura la richiesta per il rilascio della carta di soggiorno perche’ anche lui coniugato con Rosa Cocuzza. In verita’, la donna non viveva con nessuno dei suoi ”mariti”. Nel giugno 2009, intanto, il finto sposo era tornato in questura per definire il rilascio della carta di soggiorno; ritenendo di essere stato raggirato, ha denunciato la persona che lo aveva coinvolto in questa storia, ammettendo che il matrimonio era falso. Il marocchino ha raccontato che nell’agosto 2008, a Casablanca, attraverso un mediatore aveva appreso dell’imminente arrivo di un’italiana, accompagnata da un amico, disposta a contrarre matrimonio dietro un compenso di circa 4 mila euro. Nel pomeriggio del giorno seguente aveva incontrato in un bar l’italiano, che diceva di chiamarsi Mirko. L’uomo gli aveva chiesto 7 mila euro, piu’ 500 per il mediatore marocchino. Il giorno del matrimonio, Mirko pretese altri 2 mila euro per la traduzione in italiano dell’atto di matrimonio. Da un’analisi del traffico telefonico, gli agenti sono riusciti a individuare un’organizzazione composta da cinque palermitani, un uomo e quattro donne, dedita alla sistematica pianificazione di matrimoni. E’ stato stimato che, per ogni sposalizio, la vittima pagava cifre persino superiori a 10 mila euro. A due delle quattro donne arrestate e’ stato contestato anche il reato di bigamia.

 

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