E’ morto il bambino ferito dal padre poliziotto (che poi si è ucciso) e operato ieri all’Ospedale Civico. Stamane i medici ne avevano dichiarato la morte cerebrale. L’uomo viveva con il figlio, la moglie e una figlia di 14 anni. Era in servizio alla Squadra mobile di Palermo nella sezione Antirapine. Si è alzato all’alba di un giorno che doveva essere di festa, è andato nella stanza del figlio di 7 anni e gli ha sparato alla testa mentre era ancora addormentato nel suo lettino. Poi si è puntato l’arma di ordinanza alla tempia e ha fatto fuoco morendo sul colpo.

A trovare l’uomo, steso a terra accanto al figlioletto, nella sua casa di Misilmeri, è stata la moglie che dalla camera ha sentito due spari. Quando la moglie dell’agente l’ha visto alzarsi di buon ora ha solo pensato che si stesse preparando per il viaggio a Milano che la famiglia avrebbe dovuto fare: marito, moglie, il bambino e la seconda figlia – una ragazzina di 14 anni – sarebbero dovuti partire per festeggiare la comunione di un familiare.

I medici avevano ricoverato subito in Rianimazione il bimbo: poi l’intervento in neurochirurgia per estrarre dal cranio i frammenti ossei. Perché il poliziotto, che i colleghi descrivono come un uomo sereno ed equilibrato, ha sparato al bambino che – raccontano tutti – adorava? Gli inquirenti hanno accertato che l’agente era preoccupato per i problemi economici che da tempo lo assillavano: 10 anni fa era stato costretto a vendere la casa e a trasferirsi dai genitori, che vivevano nella stessa palazzina, al piano di sopra, ma ancora non aveva risolto tutte le questioni finanziarie e sarebbe stato costretto a chiedere denaro in prestito per saldare dei debiti.

La moglie era venuta a conoscenza da poco delle preoccupazioni del marito, ma, secondo quanto ha raccontato alla polizia, non aveva capito quanto l’uomo fosse depresso. Ma perché sparare al bambino? “Lo amava immensamente – racconta un collega – Forse avrà scelto in un attimo di follia di portarlo con sé all’altro mondo”.

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