Il tribunale di Torino ha condannato Stephan Schmidheiny e Jean Louis de Cartier a 16 anni di carcere nell’ambito del processo ‘Eternit’ per le vittime dell’amianto. Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di entrambi i reati di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Il dispositivo fa pero’ una distinzione tra gli stabilimenti italiani, dichiarandoli colpevoli per quanto riguarda Casale Monferrato e Cavagnolo (Torino), mentre il reato sarebbe estinto per prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera, in Emilia Romagna, e Bagnoli, in Campania.
Il Tribunale di Torino ha accolto le ipotesi dell’accusa secondo cui i vertici dell’azienda hanno omesso di adottare i provvedimentitecnici, organizzativi, procedurali, igienici necessari per contenere l’esposizione all’amianto. Mancavano, ad esempio, gli impianti di aspirazione localizzata, una adeguata ventilazione dei locali o le procedure di lavoro atte a evitare la manipolazione manuale delle sostanze e sistemi di pulizia degli indumenti in ambito industriale. Omisero anche di curare la fornitura e l’effettivo impiego di apparecchi di protezione, di sottoporre i lavoratori ad adeguato controllo sanitario, di informarsi e informare i lavoratori circa i rischi specifici derivanti dall’amianto e le misure per ovviare a tali rischi.