A Catania, i carabinieri hanno arrestato un amico di Valentina Salamone, la diciannovenne di Biancavilla trovata morta con una corda al collo il 24 luglio 2010 in una villetta dopo una festa. A chiedere e ottenre al Gip il provvedimento resitrittivo e’ stata la Procura generale che ha avocato l’inchiesta dopo che la Procura aveva chiuso il caso ipotizzando il suicidio. Il caso era stato riaperto su pressione della famiglia Salamone.
Indagini condotte dal Ris dei carabinieri hanno accertato che Valentina Salamone, la 19enne trovata morta impiccata, non avrebbe potuto fare da sola alcuni nodi sulla corda che le fu trovata stretta attorno al collo e che la vittima aveva anche cercato di liberarsi dal cappio. Inoltre sono state trovate delle macchie di sangue sulla magliette e sulle scarpe incompatibili con la tesi del suicidio. La prova che inchioderebbe Nicolo’ Mancuso, il trentenne che aveva una relazione con la giovane, e’ una macchia di sangue dell’uomo trovata assieme al sangue della ragazza sotto le scarpe della vittima, cosa che ha fatto ritenere agli investigatori che si trovasse sul luogo del’omicidio al momento della morte di Valentina.
”Non ho parole, ma potete immaginare quello che provo, provo pena e pieta’ per queste persone. Queste persone non devono nemmeno vivere”. Sono le frasi pronunciate con gli occhi lucidi e la voce rotta dall’emozione da Antonino Salomone, padre di Valentina . I familiari della giovane uccisa hanno incontrato i giornalisti nello studio del loro legale, Dario Pastore. Ai cronisti che gli hanno chiesto se si aspettava una svolta nelle indagini come quella di oggi Antonino Salomone ha risposto: ”Ce l’aspettavamo perche’ ultimamente, nelle seconde indagini, abbiamo avuto fiducia nel nostro avvocato. Nelle prime indagini non avevo per niente fiducia”. ”L’idea di chi possa essere il complice – ha aggiunto – non ce l’abbiamo pero’ non ha agito da solo, non poteva agire da solo dato quello che e’ successo”. Antonino Salomone aveva accanto la moglie, Dina Ventura, gli altri due figli, Rosanna e Nicola e l’investigatore privato che li ha aiutati nel caso, Salvo Licciardello. ”Questi due anni per noi – ha detto la madre di Valentina – non sono stati belli. Non abbiamo vissuto e non vivremo piu’: come dire sopravviviamo. Sono stati due anni tremendi. Per me e’ finita quel giorno. Gli amici di Valentina, questi amici, sono spariti, non li ho piu’ visti”.