L’attesissima sentenza, prevista per lunedì, a carico di Silvio Berlusconi per il caso Ruby si avvicina e, intanto, nel processo ‘parallelo’ nei confronti di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti cerca di inserirsi un nuovo presunto testimone che, per dirla con le parole del pm di Milano Antonio Sangermano, “si è alzato una mattina” di qualche settimana fa e ha “deciso di rendere dichiarazioni fumose, generiche e che non hanno rilevanza” contro una delle ragazze parti civili.
Una di quelle cosiddette ‘pentite’ del Bunga-Bunga che, nel frattempo, diminuiscono di numero, perché oggi anche Iris Berardi, dopo Barbara Guerra, si è ‘ritirata’, rinunciando a chiedere i danni ai tre imputati. Queste novità di giornata, anche se non determinanti per gli esiti processuali (anche perché i giudici non hanno acquisito il verbale del presunto teste), hanno un po’ ‘offuscato’ l’arringa del legale di Emilio Fede. L’avvocato Alessandra Guarini, infatti, al termine di quasi otto ore di intervento ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito, per controbattere alla richiesta di 7 anni di carcere formulata dai pm per tutti e tre i presunti organizzatori del “sistema prostitutivo” delle serate di Arcore. Subito a inizio udienza il presidente del collegio, Annamaria Gatto, ha informato le parti che la modella brasiliana Iris Berardi aveva rinunciato alla costituzione di parte civile, così come aveva fatto Barbara Guerra qualche settimana fa, facendo sapere che erano bastati una lettera di scuse e un chiarimento con l’ex consigliera Minetti. Entrambe erano entrate tardi nel processo e ora poco prima della sentenza (prevista per metà luglio) se ne vanno, negando accordi economici e lasciando dietro di loro, a questo punto, le ultime tre parti civili del ‘Ruby 2′: Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil. E proprio quest’ultima, che a Fede e agli altri ha chiesto ben 2 milioni di euro di danni, è l’oggetto delle dichiarazioni di Pawel Giowine, un uomo di origine polacca di 35 anni che lavorava nel settore casting. E’ lui il nuovo teste segnalato proprio dalla difesa di Fede prima di iniziare l’arringa. Secondo Giowine, che il 21 maggio scorso si è presentato davanti agli inquIrenti romani, Fadil avrebbe fatto parte di un gruppo di “una quindicina di ragazze reclutate” per “circuire personaggi che venivano a loro indicati al fine di poterli poi successivamente ricattare”. La ragazza le avrebbe raccontato nel 2006 anche di un presunto tentativo di foto-ricatto all’ex calciatore Fabio Cannavaro e avrebbe spiegato che “il suo scopo era quello di arrivare al cosiddetto giro dei politici, perché erano persone che sotto la minaccia di uno scandalo avrebbero pagato bene”. Fadil lo querelerà a breve per diffamazione, mentre la Procura di Milano ha aperto un fascicolo ‘conoscitivo’ su quelle dichiarazioni, che però, malgrado la richiesta della difesa di Fede, non sono entrate nel processo. “Non vorremmo che si aggirassero nel processo personaggi a libro paga e faccendieri”, ha spiegato il pm Sangermano e subito Fede ha reagito parlando di una affermazione “offensiva”. Infine, l’arringa del legale tutta incentrata sul fatto che, a suo dire, “non ci sono prove” che dimostrano che Emilio Fede abbia “portato Ruby ad Arcore”, che l’abbia “introdotta al sistema prostitutivo”, un sistema che “non è mai esistito” nelle serate a Villa San Martino. La difesa ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste o non costituisce reato” e in subordine con altre formule. Tuttavia, anche in caso di condanna, secondo il legale, devono essere “rigettate le richieste risarcitorie” delle parti civili. Venerdì prossimo, 28 giugno, parlerà la difesa di Mora e poi il 5 luglio quella di Minetti.