“Singoli soggetti” o “gruppi isolati” potrebbero “autonomamente decidere di ‘passare all’azione’ contro soft target o obiettivi simbolo, sulla spinta della propaganda che incita al martirio contro ‘cristiani, apostati ed ebrei’ specie in relazione ad eventi percepiti come un aggressione o un’offesa all’Islam”. E’ l’eventualita’ paventata dai servizi segreti nell’ultima Relazione annuale.
In Italia – ammettono gli analisti – dove sin qui non e’ stata rilevata la presenza di “reti autoctone strutturate” ne’ di “cellule organiche a gruppi estremisti attivi all’estero” , “l’incognita maggiore resta legata al fenomeno dei terroristi ‘self starters'”.Un dato, questo, che “parrebbe aver trovato conferma, nel 2012, nelle due operazioni di polizia giudiziaria riguardanti rispettivamente un internauta italofono di origine nordafricana cresciuto nel nostro Paese e un cittadino italiano convertito alla visione jihadista, entrambi indagati per attivita’ di proselitismo radicale ed addestramento ‘operativo’ sul web”. Il quadro disegnato dall’intelligence ha infatti “posto in luce l’ininterrotto attivismo sulla rete di giovani, per lo piu’ completamente formati dal punto di vista ideologico o che sono ancora in fase di auto-indottrinamento, sia appartenenti alla seconda generazione di immigrati sia cittadini italiani convertiti caratterizzati da una visione intransigente dell’Islam e da atteggiamenti di insofferenza verso i costumi occidentali”.Il web e’ sempre piu’ strumento di comunicazione e propaganda anche per il terrorismo di matrice qaedista, “la cui strategia mediatica nel 2012 e’ parsa finalizzata da un lato a ‘compensare’ il significativo ridimensionamento delle capacita’ operative del nucleo storico di Al Qaeda e dall’altro a ‘recuperare terreno’ rispetto alle Primavere arabe che, a due anni dalle prime rivolte, mostrano spazi di permeabilita’ alle istanze salafite piu’ radicali”. “La pubblicistica e gli interventi circolanti su siti, forum e chatroom – si legge nella Relazione – continuano a rappresentare un fattore di primo piano nei processi di radicalizzazione sia nel mondo islamico sia nei Paesi occidentali. Profilo questo che a tutt’oggi concorre a delineare la minaccia terroristica in territorio europeo”, qualificata soprattutto dal cosiddetto ‘terrorista solitario’ e dal fenomeno del ‘reducismo’, ovvero dal “rientro in patria dei volontari di ritorno dai teatri di crisi i quali, in possesso di un background jihadista, possono trovare impiego sia come reclutatori e istruttori sia per la condotta di attentati”.