Dopo due mesi senza pioggia, le campagne sono assetate e si teme per molte colture in corso, soprattutto quelle più sensibili all’acqua come il pregiato radicchio trevigiano. Ma la siccità è già responsabile di un bilancio negativo da record per i tartufi, con i bianchi che hanno scarseggiato arrivando a quotazioni record (triplicate rispetto lo scorso anno) di 1500 euro al chilo e i neri pregiati che soddisfanno a mala pena la domanda grazie ai prodotti coltivati oltre ad aver comunque rialzato il prezzo del 50%, arrivando a 600 euro al chilo.
Per Coldiretti Veneto la mancanza di precipitazioni si fa sentire pesantemente sul radicchio, coltura specialistica diffusa su tutto il territorio che necessita di molta acqua, così come un’ altra tipicità molto apprezzata, l’asparago bianco. “La mancanza di acqua fa sì che ci sia una riduzione media del 10% del volume del cespo osserva all’ANSA Paolo Manzan, presidente del Consorzio di tutela del Radicchio rosso di Treviso Igp e Radicchio variegato Igp di Castelfranco E ci vuole inoltre più lavoro manuale sul radicchio di Treviso che ha bisogno anche di stare 20 giorni in vasche con l’acqua dove però il bulbo arriva assetato e quindi beve troppo tutto insieme, provocando spaccature nelle foglie che poi vanno tolte”. Il radicchio trevigiano quest’anno, anche se più piccolo in media, resta comunque di ottima qualità, assicura Manzan, e non si registrano oscillazioni in alto dei prezzi anche perchè si è aumentata la superficie produttiva. La preoccupazione degli agricoltori in tutta Italia si estende anche alle colture cerealicole che nelle prossime settimane riprenderanno la crescita dopo il riposo invernale. A causa della siccità, “la situazione che si sta delineando, soprattutto nel Nord Italia ad iniziare da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, ma anche in Sardegna ed aggravata dall’assenza di un cospicuo manto nevoso montano, rischia di avere gravi ripercussioni sull’economia del made in Italy agroalimentare così come sui costi energetici e sull’industria turistica”, afferma Francesco Vincenzi, presidente AnbiAssociazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue. E da Coldiretti Lombardia giunge l’allarme sul risveglio in anticipo dei parassiti a causa dell’insolito caldo. Dalle province di Como, Lecco e Sondrio sono arrivate segnalazioni sulla presenza di processionarie, vermi urticanti negli alberi di pino, parassiti che di solito appaiono tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, mentre quest’anno a gennaio avrebbero già iniziato la loro discesa infestante dai tronchi verso il suolo.