Mentre nel mondo politico imperversa la bufera sulle parole di uno degli ideologi del Movimento 5 Stelle, il genovese Paolo Becchi, al policlinico Umberto I di Roma il brigadiere Giuseppe Giangrande resta in prognosi riservata per altre 48 ore. Nel frattempo i medici cercheranno di capire l’entità del danno neurologico riportato in seguito ai colpi sparati da Luigi Preiti domenica scorsa davanti palazzo Chigi.
Nell’interrogatorio di ieri davanti ai magistrati, il muratore calabrese ha ammesso di aver pensato di farla finita già in albergo, vicino alla stazione Termini, prima di andare a piazza Colonna ed aprire il fuoco contro le forze dell’ordine. Secondo quanto riferito dai suoi legali, l’uomo era disperato, ma solo dopo rinunciò al suicidio pensando che il suo gesto potesse essere interpretato come l’ “ennesimo suicidio legato alla crisi economica”. E così andò davanti al Palazzo per mostrare all’Italia intera la sua disperazione. Estrasse la pistola ed esplose sette colpi contro i carabinieri. Poi, immobilizzato a terra, chiese il perché non gli avessero sparato, quasi una supplica per mettere fine alla sua disperazione. A farne le spese il brigadiere Giangrande, colpito al collo, e l’appuntato Francesco Negri, ferito ad una gamba. Oggi, al policlinico universitario, è arrivato anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. “Siamo vicini alla famiglia e faremo tutto quello che è possibile fin quando Giangrande resterà a Roma – ha detto uscendo dall’ospedale -. Anche per il futuro di sua figlia”. E Martina, come ogni giorno, anche oggi é stata al fianco del papà. E’ forte e decisa, nonostante solo pochi mesi fa abbia dovuto affrontare un altro lutto doloroso, quello della madre. Una volta fuori da lì è pronta a portare il padre in un centro di riabilitazione per recuperare al più presto la mobilità. Oggi ha ricevuto anche la visita del ministro della Difesa, Mario Mauro, che gli ha espresso “la profonda vicinanza” di tutto il comparto. “E’ giusto – ha detto il ministro – che lei sia fiera di suo padre. Ed è altrettanto giusto che suo padre sia fiero di lei”. Con Martina ci sono anche gli zii, i fratelli del papà. “Vorrei incontrare Preiti per 5-10 minuti, per guardarlo negli occhi”, dice Ciro. Intanto le condizioni del fratello continuano a migliorare, non parla ma è lucido. Le uniche incertezze ora sono legate alla possibilità che possa tornare a camminare. Domande alle quali non si trovano ancora risposte, almeno fino a quando non si riassorbirà l’edema che – si legge nell’ultimo bollettino medico – “impedisce di quantificare l’entità del danno neurologico”. Intanto da Rebibbia, dove è detenuto per tentato omicidio e detenzione illegale di arma, Preiti sembra sia pronto a scrivere nero su bianco un resoconto di quanto accaduto domenica scorsa. Nell’ordinanza di convalida dell’arresto di ieri, il gip ha confermato che l’intenzione dell’uomo era quella di uccidere, come si evince dal fotogramma del video che lo ritrae con il braccio testo mentre mira da distanza ravvicinata ai carabinieri.