Niente diritto al risarcimento, a carico della Germania, per i familiari delle vittime della barbarie nazifascista uccisi dalle rappresaglie del Reich alla fine della Seconda guerra mondiale in Italia. Lo ha deciso la Cassazione – che ha accolto un ricorso della Repubblica federale tedesca – recependo l’orientamento espresso, il 3 febbraio, dalla Corte internazionale di giustizia de l’Aja sollecitata dal governo di Angela Merkel.

In particolare, la Prima sezione penale della Suprema Corte ha annullato senza rinvio il verdetto emesso dalla Corte militare di Appello di Roma, il 20 aprile del 2011, con il quale la Germania era stata chiamata a risarcire l’eccidio di 350 civili rastrellati e uccisi nell’agosto del 1944 tra Fivizzano e Fosdinovo, nella provincia di Massa. Ai parenti delle vittime, circa 60 familiari, era stato riconosciuto un risarcimento di circa cinque milioni di euro. Alla Regione Toscana e ai due Comuni, costituitisi parte civile, era stata accordata una provvisionale di 40 mila euro ciascuno. Stessa cifra liquidata, come acconto su un totale da determinare, anche alle amministrazioni comunali di Fivizzano e Fosdinovo. Negli anni passati, invece, la Cassazione aveva confermato il diritto dei familiari delle vittime ad essere risarcite e lo stesso discorso valeva anche per i cosiddetti ‘schiavi di Hitler’, gli italiani – militari e civili – deportati in Germania a lavorare nell’industria bellica. “Le stragi di civili sono un crimine mostruoso per il quale la Germania riconosce la sua responsabilità morale e chiede perdono al popolo italiano e ai familiari delle vittime, questa é la prima cosa che voglio dire con chiarezza”, ha affermato l’avvocato Augusto Dossena, che ha presentato il ricorso della Repubblica federale tedesca in Cassazione. “Con questa decisione – spiega Dossena – credo che la Cassazione abbia recepito la sentenza de L’Aja che ha dichiarato che anche per i crimini di guerra vale il principio della immunità civile degli Stati”. “Questo non vuol dire che la Germania non pagherà indennizzi perché la Corte non ha detto questo: ha detto, invece, che questa materia – prosegue il legale – deve essere definita con gli strumenti diplomatici, dunque con un dialogo tra Stati, e non per vie giudiziali. Contatti in tal senso già ci sono stati tra Roma e Berlino”. In attesa di conoscere le motivazioni dei supremi giudici – entro 90 giorni – Dossena aggiunge che “per ora, posso solo dire che la Procura della Cassazione, senza entrare nel merito del ‘giusto’ o ‘sbagliato’, ha sostenuto, che era necessario tenere conto di quanto stabilito dalla Corte Internazionale”. Sul fronte della responsabilità penale dei militari nazisti, Dossena sottolinea che “sono passate in giudicato, e dunque, sono definitive, le condanne all’ergastolo dei quattro imputati: Joseph Bauman, Wilhelm Kusterer, Max Schneider e Helmut Wulf. Non hanno nemmeno fatto ricorso contro la sentenza di appello. Forse sono deceduti, come è accaduto per altri quattro coimputati”. Sono circa 60 le cause risarcitorie pendenti, in diverso grado, nelle aule di giustizia italiane per crimini di guerra commessi dai militari nazisti. Una riguarda anche la richiesta di indennizzo per un eccidio avvenuto in Grecia, a Distomo, dove nel giugno 1944 sono stati uccisi 208 abitanti per i quali il governo di Atene ha negato il diritto dei familiari a rivalersi sui beni tedeschi. Adesso, dopo la Cassazione, anche i giudici di merito dovranno uniformarsi a L’Aja. A Como, il tribunale civile dovrà riprendere il procedimento con il quale la Germania chiede la ‘liberazione’ di ‘Villa Vigoni’ – il prestigioso centro di studi tedesco sul lago di Como – dalla iscrizione ipotecaria chiesta dai parenti delle vittime della strage di Civitella. A Roma, il tribunale, a settembre, deciderà sulla richiesta di opposizione avanzata sempre dalla Germania contro il tentativo di “esecuzione presso terzi” con il quale i greci di Distomo chiedono il sequestro di circa 40 milioni di euro che le Ferrovie tedesche avrebbero – sostengono i legali dei greci – sotto forma di credito presso le Ferrovie dello Stato italiane. Finora il tentativo di esecuzione non è andato a buon fine perché non è risultato alcun credito. Ad ogni modo, in giudizio si sono costituite, oltre alla Germania, anche le ferrovie tedesche e quelle italiane.

 

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