Hanno ‘ripreso’ la citta’ come volevano ma non sono arrivati sotto i ‘palazzi del potere’: gli studenti medi e universitari hanno sfilato pacificamente a Roma lungo un percorso lungo e improvvisato ma sempre via via concordato con la polizia, e a piazza di Torre Argentina si sono uniti al corteo dei Cobas. Le forze dell’ordine hanno lasciato fare, rimanendo impassibili anche di fronte a cori e insulti, ma comunque schierate nelle strade di accesso a Camera e Senato. I giovani d’altronde non hanno mai cercato lo scontro e hanno preferito scegliere la strada dell’ironia: “Semo venuti gia’ menati”, era scritto su un cartello appeso al camioncino d’apertura del corteo.
C’e’ stato chi ha indossato scolapasta e insalatiere colorate invece dei caschi e a sfotto’ dei caschi degli agenti, su cui chiedono il numero identificativo: tanti avevano affisso su giacche, borse, zaini un adesivo con scritto “identificami” e la sagoma di un poliziotto. Non mancava anche il gruppetto che indossa gli scudi colorati di gommapiuma con citazioni letterarie. L’atmosfera si e’ “scaldata” solo sotto il ministero della Giustizia, dove mercoledi’ scorso sono stati lanciati lacrimogeni: fischi, grida, lo scoppio di un petardo, mentre dal megafono un ragazzo irrideva alla versione dei lacrimogeni “rimbalzati”. Scherzosi anche alcuni striscioni: “Tra Profumo e puzza, tra mari e Monti qui non tornano i conti”, oppure “Voi magnate sulla scuola noi ignoranti e a digiuno”. E poi lo slogan piu’ urlato, in romanesco: “Se semo in tanti famo paura”. Un tono decisamente diverso e’ stato impresso a meta’ della manifestazione dalle ragazze, che in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne di domani, hanno preso la testa del corteo, correndo intorno ai poliziotti con il loro striscione rosa che recitava “Picchiami sono una donna”. Uniche bandiere del corteo quelle sventolate da un gruppo di palestinesi, che hanno incassato la solidarieta’ degli studenti: c’e’ chi ha intonato uno slogan contro lo stato di Israele ma – hanno tenuto a precisare – non per spirito antisemita quanto a difesa della Palestina e della fascia di Gaza. Il corteo e’ terminato infine al Colosseo, considerato un luogo ‘riconquistato’ a CasaPound che doveva inizialmente sfilare in centro, tra i cori “Siamo tutti antifascisti”.