Luci quasi del tutto spente nello stabilimento Alcoa di Portovesme, luci fioche nella galleria Villamarina di Monteponi, dove sono asserragliati da oltre un mese un gruppo di lavoratori della Rockwool, luci natalizie a decorare la tenda piazzata da ieri davanti al palazzo del Consiglio regionale dai ragazzi che si sono definiti “Figli della Crisi”. Sono le tristi immagini di un Natale di disperazione nel Sulcis-Iglesiente dove di luci accese, nelle miniere e nelle fabbriche, ne restano ormai poche.

La protesta silenziosa nei portici del palazzo che ospita l’assemblea sarda e’ guidata da un comitato di ventenni, per lo piu’ studenti del Sulcis, figli, nipoti, parenti di chi in questi anni ha cercato di salvare il posto di lavoro con manifestazioni di piazza, occupazioni, lunghe trasferte per protestare davanti ai palazzi romani. “Sara’ un Natale diverso all’insegna della protesta”, spiegano i Figli della crisi che rivendicano “il diritto a essere riconosciuti come parte sociale, a essere informati e interpellati riguardo alle politiche che sono portate avanti in un periodo cosi’ difficile per le nostre famiglie”. I giovani rivendicano anche “il diritto all’istruzione e al lavoro e a poter vivere nella propria terra senza dover andare via alla ricerca di una fortuna che sembra solo un’illusione”. I Figli della crisi chiedono di essere rappresentati “da una classe politica realmente interessata ai problemi reali del paese e che agisca in modo da poter lavorare a una loro risoluzione”. Sotto una tenda bianca, illuminata come una capanna natalizia, i ragazzi si alterneranno in presidio fino al 2 gennaio. Natale diverso, da autoreclusi, per i lavoratori della ex Rockwool, dal 12 novembre nella galleria Villamarina, nella vecchia miniera abbandonata di Monteponi. Al muro che ritengono abbia contrapposto la Regione alle loro richieste, ne hanno contrapposto un altro, di cemento, a ulteriore chiusura dei cancelli d’ingresso della miniera. Chiedono il rispetto dell’accordo siglato un anno fa, l’inquadramento nell’organismo Carbosulcis, a tempo indeterminato, e non quanto proposto venerdi’ scorso dalla Giunta, con la stabilizzazione a tempi determinato nell’Ati-Infras che si occupera’ delle bonifiche nelle aree minerarie dismesse. Si chiedono certezze e non continui rinvii, come quelli che hanno accompagnato la vicenda della Eurallumina, arrivata al quarto anno di fermata produttiva. “L’accordo sottoscritto il 22 novembre, frutto di una trattativa durata sei mesi”, spiegano i rappresentanti sindacali dell’azienda, “ha permesso la concessione della cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, che ci permette di uscire dalle sabbie mobili delle deroghe, con la garanzia dell’integrazione salariale . Il 2013 sara’ l’anno decisivo, anche per la risoluzione delle questioni critiche che ostacolano il percorso, ad iniziare dal sito dove depositare i residui delle lavorazioni, sotto sequestro dal 2009, oltre al problema dell’ approvvigionamento della bauxite”. Se Eurallumina spera, per Alcoa e’ il Natale piu’ buio, quello della ormai totale serrata. “Alle mensa, ormai, ci ritroviamo in due, tre, da mille che eravamo”, racconta Bruno Usai, rappresentante Rsu Fiom Cgil, tra coloro che segue le procedure di spegnimento degli impianti di alluminio. “E’ tutto il territorio che sta in un silenzio totale, disarmante”, prosegue Usai. Il 27, a Roma, verra’ firmata la cassa integrazione per i lavoratori diretti, mentre nulla si muove per quelli degli appalti. “E rischiamo pure di non poterci andare”, lamenta il sindacalista, “perche’ non ci sono posti in aereo, nei pochi voli per la capitale. Potrebbe esserci uno slittamento a gennaio per consentire a tutti gli interessati di essere presenti”. Sul fronte dei possibili acquirenti non si muove nulla, mentre da gennaio nello stabilimento partono i programmi di manutenzione degli impianti del tutto spenti. “Possiamo solo sperare che arrivino novita’ nei prossimo tre, quattro mesi”, prova a sperare Usai, “ma il timore e’ che piu’ lo stabilimento dell’Alcoa rimane fermo, maggiori saranno le difficolta’ per ripartire”.

 

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