La terra torna a tremare in Garfagnana e scavallando l’Appennino nel modenese, provincia duramente colpita dal sisma il 20 maggio 2012 con epicentro Finale Emilia. Oggi una scossa di terremoto di magnitudo 4 è stata rilevata dalla Rete sismica nazionale dell’Ingv alle 12:45 nel distretto sismico della Garfagnana. Tra i comuni più vicini all’epicentro Fiumalbo (Modena), Abetone e Cutigliano (Pistoia).

Il terremoto si è verificato a una profondità di 12,3 chilometri. Nella stessa area, alle ore 12:47, un’altra scossa di terremoto, di magnitudo 2, a una profondità di 15,2 km. Ma già all’alba, pochi minuti prima delle ore 5, i sismografi Ingv avevano registrato un terremoto di magnitudo pari a 2.1 gradi della Scala Richter al largo delle Eolie; questa scossa non è stata avvertita dagli abitanti dell’arcipelago siciliano. In Emilia Romagna invece, pur senza segnalazioni di danni a persone e cose, il sisma è stata avvertito distintamente, e ha riportato la paura tra diverse persone che sono scese in strada. Sul fronte toscano, oltre un centinaio di chiamate al centralino dei Vigili del fuoco di Pistoia e “moltissime” segnalazioni alla Protezione civile sia nel pistoiese, che in Lucchesia e in tutta la provincia di Firenze. “Sono state avviate le operazioni di monitoraggio” annuncia la Regione Toscana, in una nota. “La situazione ora è tranquilla – riferisce il sindaco di Abetone (Pistoia) Giampiero Danti – abbiamo fatto varie ricognizioni e preso contatti con il pronto soccorso e il 118: non risultano danni a persone o cose. L’impressione è stata tanta, una scossa di magnitudo 4 comincia ad essere violenta, la gente è scesa in strada, ma per fortuna nessuno si è fatto male”. Non stupisce i geologi l’ampia geografia delle rilevazioni sismiche nel nostro Paese, dal mare ai monti. ”Ben il 12% dei territori italiani – sottolinea il Consigliere nazionale dei Geologi Giovanni Calcagnì – registra frane, cedimenti o liquefazioni del suolo durante intensi terremoti, in quanto predisposti a potenziali amplificazioni. Ma è l’83% del Paese a mostrarsi a grande vulnerabilità sismica: circa 51 milioni di italiani vivono in zone sismiche, la metà, 26 milioni, in zone ad altissimo rischio, secondo studi di Microzonazioni Sismiche avviati nel 2011. E a peggiorare la conta dei danni (150 miliardi di euro spesi in 40 anni per la post-emergenza; dal 1968 a oggi 5000 morti) le carenze costruttive, ma anche progettazioni basate su classificazioni sismiche di arcaica concezione che vanno riviste”, come chiedono i geologi.

 

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