Furono i soldati thailandesi a uccidere Fabio Polenghi, il 45enne fotoreporter italiano morto negli scontri di piazza tra manifestanti e militari a Bangkok tre anni fa, il 19 maggio 2010.

Lo ha stabilito l’inchiesta penale della giustizia thailandese che tuttavia non e’ riuscita a identificare il militare che sparo’ il colpo fatale allo stomaco. “Nell’inchiesta, gli esperti hanno testimoniato che Polenghi e’ morto per un proiettile ad alta velocita’ del tipo usato dalle forze di sicurezza e non vi sono prove che vi fossero altri gruppi nella zona”, ha spiegato un magistrato. “La corte ha stabilito che Polenghi fu ucciso da un colpo sparato dalla direzione in cui operavano le forze di sicurezza per riprendere il controllo dell’area, ma non ha potuto identificare il militare che ha sparato”. La morte del fotoreporter italiano avvenne durante l’assalto dei militari all’accampamento delle “camicie rosse”, i sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra, nel centro di Bangkok. Nelle battaglie in strada tra i militari armati di fucili e i manifestanti per lo piu’ disarmati si registrarono 90 morti e quasi 1.900 feriti. A dicembre l’allora premier, Abhisit Vejjajiva, e il suo vice, Suthep Thaugsuban, sono stati incriminati per omicidio, ma nessun militare e’ stato chiamato a rispondere di quelle stragi. Il regno thailandese ha ora un governo guidato dalla sorella di Thaksin Shinawatra, Yingluck, che ha riaperto le inchieste sulle violenze del 2010 e ha accusato il governo dell’epoca anche per la morte del cameraman giapponese Hiroyuki Muramoto della Reuters.

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