Sentenza ribaltata in appello per Toader Cimpoesu, il romeno di 33 anni assolto in primo grado dall’accusa di avere ucciso Costel Lupascu, suo connazionale, a bastonate nelle campagne di Ariccia, vicino Roma. La I Corte d’assise d’appello ha riconosciuto la responsabilita’ di Cimpoesu e lo ha condannato a 16 anni di reclusione.
I fatti per i quali e’ stato processo risalgono al 27 giugno 2009. Quella notte si presento’ ai carabinieri di Genzano, Doena Luisa Barbarosa, convivente del Lupascu. Disse di essere stata aggredita nella baracca dove abitavano, di essersi rifugiata nella boscaglia, ma di non essere riuscita ad aiutare Lupascu. In effetti, i militari, sul posto indicato dalla donna, trovarono l’uomo morto, colpito piu’ volte al capo e sul corpo con bastoni, tronchi d’albero e con una zappa, e i resti fumanti della baracca che era stata bruciata. La ricostruzione della rete delle frequentazioni del romeno ucciso, e l’ausilio di intercettazioni telefoniche, portarono all’incriminazione di Cimpoesu per omicidio volontario aggravato e incendio. Nel luglio del 2010, il gup di Velletri, a conclusione del processo col rito abbreviato, mando’ assolto il romeno ritenendo non comprovata la responsabilita’ penale di Cimpoesu nella morte di Lupascu e osservando come la sua convivente, unica testimone presente all’aggressione, non avesse descritto o identificato Cimpoesu quale responsabile dell’omicidio. Oggi, la Corte d’assise d’appello, dopo aver riaperto il dibattimento per sentire alcuni testimoni, ha ribaltato la decisione di primo grado, condannando Cimpoesu a 16 anni di reclusione. Il Procuratore generale, Antonio Maruccia, ne aveva chiesto la condanna a 30 anni di carcere.