Erano arrivati a pagare interessi annui del 400% subendo minacce e intimidazioni se non pagavano le rate e venendo obbligati a cedere agli usurai beni di loro proprieta’.
Alla fine alcuni imprenditori e anche comuni cittadini finiti nella rete degli usurai in momenti di difficolta’ hanno deciso di denunciare i loro aguzzini consentendo ai magistrati della Dda di Bari di condurre una inchiesta che ha portato all’arresto di cinque pregiudicati dell’area garganica accusati di usura e associazione mafiosa. Gli arresti sono stati eseguiti da agenti della squadra mobile della questura di Foggia e del commissariato di San Severo in collaborazione con militari del Gico della Guardia di finanza di Bari, in esecuzione di misure emesse dal gip di Bari Giovanni Abbattista. Tra gli arrestati, figurano anche personaggi della criminalita’ di San Severo, come Antonio Bocola, e di Foggia, Alessandro Carniola. Nel corso dell’operazione, chiamata ‘Caronte’, sono anche stati eseguiti sequestri di beni mobili e immobili per oltre tre milioni di euro. L’indagine ha avuto inizio dalle dichiarazioni spontanee rese nel giugno 2010 da una delle vittime di usura. Successivamente, gli investigatori hanno accertato l’esistenza di un gruppo di usurai, legati alla criminalita’ organizzata, che avevano assoggettato con intimidazioni anche violente numerosi abitanti della zona garganica, cinque dei quali di Vieste. Gli investigatori nel corso delle indagini hanno rilevato una enorme sproporzione tra le dichiarazioni dei redditi degli indagati e la loro effettiva disponibilita’ di beni: sono stati cosi’ sottoposti a sequestro tre aziende operanti nel settore edili e delle scommesse sportive (siti in Foggia e San Severo), tre autovetture, un motociclo, tre immobili e un terreno a Foggia e San Severo, polizze vita e quote di societa’. L’intero patrimonio sequestrato e’ stato affidato ad amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Bari anche per assicurare il regolare prosieguo delle attivita’ imprenditoriali. Illustrando gli esiti dell’indagine, il procuratore aggiunto della Dda di Bari, Pasquale Drago, e il dirigente della mobile, Alfredo Fabbrocini, hanno sottolineato che, contrariamente a quanto avviene solitamente per i reati di usura, in questo caso le vittime hanno collaborato consentendo di scardinare il gruppo criminale. Il comandante del Nucleo della Finanza di Bari, Antonio Quintavalle, ha evidenziato che ”le vittime sono imprenditori in crisi finanziaria e incapaci di far fronte ai debiti relativi ai pagamenti per le forniture e anche persone che hanno dovuto affrontare spese per cure mediche, gente che non aveva la possibilita’ di andare avanti e non avendo la possibilita’ di arrivare ai canali leciti finanziari era quindi costretta a chiedere prestiti agli usurai”.