A Jujuy, nel ‘profondo’ nord dell’Argentina, e’ scoppiata ormai da tempo la guerra delle terre: da piu’ di un mese centinaia di famiglie stanno occupando terreni per costruire abitazioni. Il fenomeno, al quale la stampa locale dedica ampio spazio, rischia di espandersi a macchia di leopardo

e secondo alcuni analisti potrebbe giungere anche a Buenos Aires, come e’ accaduto lo scorso dicembre con l’occupazione del Parque Indomaricano, un enorme spazio pubblico in un quartiere della periferia della megalopoli argentina. ”Jujuy e’ una delle province piu’ povere del Paese: chi ha la fortuna di avere un impiego in regola guadagna quasi mille pesos al mese (170 euro, ndr), e gli appezzamenti di terre occupate sono almeno 130. Il fenomeno e’ in costante crescita”, assicura all’ANSA Nando Acosta, leader dell’Ate (Asociacion trabajadores del Estado) di Jujuy, dove ormai sono circa 15 mila le famiglie hanno fatto richiesta alle autorita’ locali per avere un terreno dove costruire una casa. Circa 1.500 di queste famiglie hanno bloccato per qualche giorno le strade che conducono a due localita’ della provincia, accampandosi con tende per chiedere alle autorita’ locali di distribuire le case. Qualche giorno fa, sempre a Jujuy, nella citta’ di Libertador San Martin, feudo dell’impresa Ledesma, gigante dell’agroindustria argentina, ci sono stati degli scontri durissimi, finiti con 4 morti, tre membri delle famiglie e un poliziotto. ”La Ledesma a Jujuy e’ un feudo. Giorni fa e’ stata emessa un’ordinanza di sgombero sulle sue terre e centinaia di famiglie si sono opposte: a eseguire l’ordinanza non c’erano solo le forze dell’ordine, ma anche gli uomini della sicurezza dell’impresa”, hanno sottolineato i leader della protesta. Le indagini sono in corso e intanto a Jujuy affermano che la questione dell’occupazione delle terre vuole rimettere in discussione il sistema di monopolio dei terreni. ”Un sistema figlio della dittatura – dice un avvocato che preferisce mantenere l’anonimato – anche nel caso dell’impresa Ledesma, nota per i fatti del luglio del 1976, quando, durante la dittatura militare, uomini al soldo dell’impresa sequestrarono lavoratori e studenti dalle loro case in quella che e’ passata alla storia come la ”noche del apagon’ (la notte dell’oscuramento, ndr) perche’, per compiere queste atrocita’, fu staccata la corrente elettrica in un’ampia area della provincia”.

 

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