Decine di musulmani di etnia Rohingya sono tuttora dispersi dopo il naufragio di alcune barche ieri sera al largo dello stato birmano Rakhine, mentre sulla regione incombe una tempesta tropicale che rischia di essere particolarmente distruttiva per le decine di migliaia di Rohingya che popolano i campi di sfollati sorti dopo le violenze settarie dell’anno scorso.
Secondo Kirsten Mildren, portavoce dell’ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), dall’incidente di ieri sera sono state recuperate 42 persone ancora in vita, mentre sono stati individuati otto cadaveri e oltre cinquanta persone rimangono disperse. Le imbarcazioni, il cui numero non e’ chiaro, erano partite dalla citta’ di Pauktaw proprio per fuggire prima dell’arrivo della tempesta Mahasen, attesa per giovedi’ sul litorale al confine tra Bangladesh e Birmania, dove potrebbe arrivare con forza di ciclone e venti fino a 130 km/h. In vista dell’arrivo di Mahasen, il governo birmano e alcune organizzazioni umanitarie stanno provvedendo a evacuare migliaia di sfollati Rohingya dai campi piu’ vicini al mare. Molti operatori umanitari denunciano pero’ il ritardo nella risposta del governo all’urgente necessita’ di evacuazione, e il pericolo che la tempesta distrugga le precarie tendopoli dei 120 mila sfollati. La gestione dell’emergenza da parte delle autorita’ e’ vista da molti osservatori come un test dell’effettiva volonta’ di proteggere una minoranza – che molti birmani considera composta da ”immigrati bengalesi clandestini” – verso cui il governo e’ stato accusato di ”pulizia etnica”, dopo le violenze che l’anno scorso hanno causato almeno 200 morti nel Rakhine, evidenziando la crescente intolleranza della societa’ birmana – dove buddismo e nazionalismo sono stati fusi per decenni dall’ex giunta militare – verso la minoranza islamica nel Paese. In vista dell’arrivo di Mahasen, anche il Bangladesh – dove la tempesta dovrebbe toccare terra – e’ in stato di allerta. Nel novembre 2007, nel Paese il ciclone Sidr causo’ 3.300 morti e 800 dispersi, coinvolgendo 8,7 milioni di persone. Nel maggio successivo, il delta dell’Irrawaddy in Birmania fu invece sconvolto dal ciclone Nargis, che causo’ almeno 130 mila morti.