Le borse europee affondano, Wall Street scivola insieme ai pezzi delle materie prime, il dollaro torna a correre e lo spread ad allargarsi. Un’ondata di vendite scaturita dalle dichiarazioni rese ieri dal presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ha detto esattamente quello che gli investitori speravano di dover sentire il piu’ tardi possibile: posto che l’economia Usa continui a migliorare come previsto, la banca centrale americana iniziera’ a ridimensionare il programma di allentamento quantitativo ‘QE3′ a fine anno per poi interromperlo del tutto a meta’ del 2014.

Si tratta di un brusco risveglio per i mercati, che negli ultimi mesi avevano rialzato la testa grazie soprattutto al diluvio di liquidita’ con la quale la Fed li aveva inondati: 85 miliardi di dollari immessi nel sistema ogni mese tramite l’acquisto di titoli di Stato e obbligazioni garantite da mutui. La stretta, anche in virtu’ delle ripetute allusioni dello stesso Bernanke, era pero’ nell’aria e gli operatori erano gia’ ansiosi da tempo, come ha dimostrato la forte volatilita’ registrata dai listini in settimane quasi surreali, dove i dati macroeconomici positivi venivano accolti con ribassi e quelli negativi con corse all’acquisto, perche’ cio’ che contava non erano piu’ le condizioni dell’economia reale ma la prospettiva che Bernanke tenesse il rubinetto aperto alla massima potenza il piu’ a lungo possibile. Dopo la chiusura negativa segnata ieri da Wall Street, la giornata nera e’ iniziata in Asia, dove la borsa di Tokyo ha perso l’1,7%, Shanghai il 2,77% e Hong Kong il 2,85%. Poi il terremoto e’ arrivato in Europa, con le piazze del vecchio continente che hanno chiuso con perdite nettissime e vendite diffuse su tutti i comparti. Francoforte ha ceduto il 3,28%, Parigi il 3,66%, Milano il 3,09%, Londra il 2,98%, Madrid il 3,41%. E i positivi dati sul mercato immobiliare, pur controbilanciati dall’inattesa crescita delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, non hanno certo dato respiro alla borsa di New York, che continua ad arrancare, con gli indici in calo di oltre l’1,5%. Sul fronte dei cambi, la stretta monetaria imminente rafforza il biglietto verde, che spinge l’euro sotto quota 1,31 dollari e fa arretrare lo yen a quota 98. Un rafforzamento che ha un automatico contraccolpo sulle quotazioni petrolifere, con sia il prezzo del Brent che quello del light crude Wti che arretrano di oltre 3 dollari al barile. Nervosismo anche sui mercati del debito, con lo spread Btp/Bund che sfonda la soglia dei 290 punti, un allargamento di oltre 20 punti dai minimi di giornata odierni, e il differenziale tra Bonos spagnoli e omologhi tedeschi che supera quota 320. Intanto in Italia arrivano timidi segnali di ripresa dalle imprese. Ad aprile, segnala l’Istat, aumentano dello 0,6% fatturato e ordinativi rispetto a marzo ma su base tendenziale, cioe’ rispetto ad aprile 2012, si registra ancora un calo significativo: del 7,2% per il fatturato e dell’1,6% per gli ordini.

 

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