Un nuovo scandalo ha colpito la leadership cinese alla vigilia del congresso del partito comunista, che designerà il leader dei prossimi dieci anni. Uno stretto alleato del presidente Hu Jintao è stato infatti degradato dopo l’incidente mortale costato la vita a suo figlio, al volante di una Ferrari.

Nel fine settimana Ling Jihua, che ha strettissimi legami con il presidente uscente Hu Jintao, è stato rimosso dall’incarico di responsabile dell’ufficio generale Politburo del partito comunista e assegnato a un nuovo ruolo, più ‘defilato’. Non sono state fornite spiegazioni ufficiali per la decisione a sorpresa, ma un giorno dopo il South China Morning Post – che ha citato fonti anonime – ja scritto che il figlio di Ling era morto nello schianto di una Ferrari che procedeva ad altissima velocità a Pechino e che nell’incidente, avvenuto nelle prime ore del 18 marzo, erano rimaste ferite due donne, una delle quali era nuda. Le notizie sull’incidente sono iniziate a circolare prima sui microblog, molto popolari in Cina, insieme con l’indiscrezione sul coinvolgimento di un autorevole leader comunista. Presto, però, è intervenuta la censure cinese per rimuovere il tutto. Su internet sono inoltre circolate per breve tempo foto dei rottami della Ferrari: la domanda che tutti si sono posti è come il figlio di un funzionario governativo possa permettersi un’auto di lusso del valore di 5 milioni di yuan (800mila dollari). La Cina ha inoltre bloccato le ricerche con le parole “Ferrari crash” sui motori di circa, a testimonianza della delicatezza della questione prima del passaggio di poteri che sarà sancito dal congresso del partito comunista. L’ultimo scandalo segue la caduta in disgrazia dell’ex leader Bo Xilai, la cui moglie lo scorso mese è stata condannata per l’omicidio di un imprenditore britannico. Entrambi i casi hanno scatenato inquietanti interrogativi sulle ricchezze ammassate dai leader in Cina, una questione molto sentita in un Paese dove decine di milioni di persone vivono al di sotto della soglia della povertà.

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