Rush finale per la diciassettesima Conferenza mondiale Onu sul Clima, a Durban, in Sudafrica, dal 28 novembre scorso. Nelle ultime ore ministri e negoziatori a lavoro su una bozza di ipotesi di un Kyoto2 fino al 2015 per traghettare il Pianeta verso un accordo mondiale salva-clima da varare tra quattro anni per essere operativo dopo il 2020. Un Kyoto due ritoccato per mantenere la validità del Protocollo puntando al lancio del processo in vista del 2020.
Centrale il ruolo dell’Unione Europea che ha lanciato in questi negoziati un’alleanza con le piccole isole e il gruppo dei paesi poveri per un totale di 120 stati. Un processo che potrebbe portare all’inclusione di Cina e Brasile nella task-force mondiale con futuri impegni. L’Italia ha puntato sulla cooperazione ‘rafforzata’ sottolineando l’importanza delle nuove economie. Il documento su cui si stanno confrontando i ministri al vertice Onu, e in cui si rimanda per una decisione alla prossima Conferenza in Qatar (Cop 18), sostiene che il processo per l’accordo globale sul clima deve “iniziare subito” e il testo dovrà “esser pronto non più tardi del 2015”.
Nel testo vengono prospettate 8 proposte, tra cui quella di considerare di portare a 1,5 gradi (dagli attuali 2) l’aumento della temperatura media globale e di aspettare il nuovo rapporto dell’Ipcc. Intanto un gruppo di attivisti ha animato la giornata finale della Conferenza con un’espulsione registrata nelle fila di Greenpeace. Il protocollo di Kyoto andrebbe avanti senza Canada, Russia e Giappone, e senza gli Usa, che comunque non lo hanno mai ratificato.