Italia tra i peggiori d’Europa in tema di corruzione, in compagnia di Bulgaria e Grecia e, a livello mondiale, a braccetto con la Tunisia e dietro il Ghana. L’indice di Transparency International (associazione non governativa e no profit) che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e politico a livello globale sparge sale sulle ferite dell’Italia, collocata al 72esimo posto su 174 nel mondo, con un punteggio di 42 su 100.

Corruzione, opacità, scarsi livelli di integrità, uniti a deboli sistemi di controllo e valutazione non comportano “solamente” una mancanza di moralità ed eticità nella governance del Paese, ma hanno un impatto negativo devastante sull’economia e “la credibilità dell’intero sistema Paese”, secondo il rapporto presentato oggi a Milano. Roma perde tre posizioni rispetto all’anno scorso, né può consolare che il nostro Paese abbia un livello di corruzione equivalente a quello della Tunisia (41 punti), mentre la Grecia (che perde 14 posizioni) eguaglia la Colombia. Anche il Ghana fa meglio di noi con 45 punti, mentre va peggio in Russia (con 28 punti). Lo studio nota anche che la corruzione colpisce “in quei Paesi più affetti” dalla crisi economica e finanziaria, mentre quelli meno colpiti, come Germania e Francia, si piazzano rispettivamente al 13/o e al 22/o posto, con punteggi superiori a 70. Italia, quindi, impietosamente sul fondo della classifica europea della trasparenza, con la spiacevole compagnia di Bulgaria e Grecia e con un voto ben lontano dalla sufficienza e da quelli di Paesi ritenuti più etici: Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (tutti e tre con un voto di 90/100). Trasparency ricorda come la Corte dei Conti abbia stimato che ogni punto in meno nell’indice “pesa in maniera grave sugli investimenti esteri, che fuggono anche a causa dell’indeterminatezza e opacità delle regole”. Da qui la raccomandazione del presidente dell’associazione in Italia, Maria Teresa Brassiolo: “Il Governo presente e quelli futuri dovranno mantenere l’anticorruzione in cima alla loro agenda politica. Non siamo solo noi addetti del mestiere a richiederlo, ma i cittadini e le imprese che non ne possono più di veder distrutto il frutto del loro lavoro per corruzione o negligenza nell’uso delle risorse pubbliche”. Perché gli italiani, “pur mostrando una sfiducia dilagante nell’operato della politica e, in particolar modo, dei partiti, richiedono allo stesso tempo un rinnovato impegno per riformare e modernizzare il Paese sui pilastri della legalità, della trasparenza e della responsabilità”. Sono necessarie, quindi, nuove regole etiche alle quali Transparency International Italia chiede “l’adesione dei futuri candidati alle elezioni politiche regionali, nazionali ed europee”. Regole che “si inseriscono in un processo di costruzione di una classe politica europea già in atto”. Non tutto è perduto, però, se è vero che, per l’associazione, “i cittadini si sentono protagonisti del contrasto alla corruzione”. “Che sia la sfiducia nelle istituzioni o un ritrovato senso civico – sottolinea Transparency – alla domanda su chi debba essere il leader della lotta alla corruzione, quasi il 30% risponde i cittadini; seguono il Governo (25%) e, molto distante, la magistratura (14%).

 

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