“Se non ora, quando?”. In un giorno di tempesta per i mercati internazionali 1 Barack Obana lancia l’ennesima maratona: l’accordo per alzare il tetto del debito, dice, ci sarà. Questa, assicura nella conferenza stampa con cui riapre il nuovo tavolo delle trattative, è “la buona notizia”:
tutti noi siamo d’accordo che non possiamo per la prima volta mettere a rischio la capacità degli Stati Uniti di rispettare i propri impegni. Anche perché in caso contrario, avverte, “si rischia di innescare una nuova recessione”. Ma ci sono delle resistenze: anche dalla mia parte, dice il capo della Casa Bianca, rivelando che i democratici resistono a mettere mano al welfare. Perché, dice, ci saranno tagli anche alla sanità, anche alla difesa. “Cercheremo di evitare gli sprechi – continua – Dovremo abbassare gli stipendi a quelli come me, che sono stati fortunati nella vita”. Ma ci sono soprattutto “forti resistenze” dei repubblicani, in particolare sull’innalzamento delle tasse. Eppure, continua il presidente, se “ciascuno cerca di ottenere il 100 per cento” di quello che vuole non riusciremo mai a trovare un’intesa. “Serve una soluzione stabile contro il default”. Per questo, dice, continueremo a incontrarci ogni giorno, anche la prossima settimana, e io continuerò a spingere per un grande accordo. Di più: il presidente si appella ai leader: “Portatemi le vostre idee, portatemi qualcosa di concreto”. Di sicuro, continua, non accetterò rinvii, non metterò la firma su accordi che possano innalzare il tetto del debito “per 30, 60, 90 giorni”. Insomma, il presidente non vuole l’accordino.