L’Europa non ci sta e si prepara a rispondere ai declassamenti decisi da S&P accelerando sul Patto di stabilita’ e sulla nascita del fondo salva-Stati permanente Esm. Ma teme gli effetti sull’euro anche a causa del riacutizzarsi della crisi della Grecia e guarda quindi con apprensione alla riapertura dei mercati.

Il giorno dopo la controversa decisione presa dall’agenzia di rating americana, la Commissione Ue, attraverso il responsabile del mercato unico Michel Barnier – come aveva gia’ fatto la notte scorsa il titolare degli affari economici Olli Reh – ha espresso tutta la sua ”sorpresa” per la tempistica della mossa di S&P, arrivata proprio quando i mercati cominciavano a reagire positivamente alle azioni dell’eurozona. E il suo collega Antonio Tajani gli ha fatto eco parlando di attacco ”proditorio e a orologeria”. Davanti a quello che molti autorevoli commentatori e leader politici non hanno esitato a definire un attacco all’euro, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – che lunedi’ prossimo incontrera’ a Roma il presidente permanente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy (il quale vedra’ anche Monti) – e’ sceso in campo lanciando un appello affinche’ l’Europa proceda ”senza esitazioni sulla via dell’unita’ politica e dell’effettiva unione economica”. La Francia intanto minimizza. Il primo ministro Francois Fillion ha parlato di decisione ”attesa ma fuori tempo”, che non va ne’ ”drammatizzata” ne’ ”sottovalutata” e che non e’ comunque una ”bocciatura”. L’attenzione e’ pero’ ora tutta concentrata sulle mosse della Germania, rimasta la sola ‘grande’ della zona euro a poter contare sulla famosa tripla ‘A’ (gli altri sono l’Olanda, il Lussemburgo e la Finlandia) e quindi piu’ che mai ago di una bilancia da cui dipendono le sorti della moneta unica. La stampa tedesca ha reagito al declassamento della Francia criticando la politica ‘lassita’, in materia di conti pubblici, di Sarkozy. La Merkel ha evitato di infierire, limitandosi a sottolineare che la decisione di S&P ”non affossera”’ il fondo salva-Stati Efsf, quello finora utilizzato per aiutare Irlanda e Portogallo e che, per il managing director di S&P Moritz Kramer, non sarebbe in grado di rifinanziare Italia e Spagna in caso di bisogno. La cancelliera ha invece posto l’accento sulla necessita’ di accelerare il cammino verso il Patto di bilancio evitando annacquamenti – un rischio evidenziato anche dal membro tedesco del board Bce Joerg Asmussen – e il varo del fondo permanente salva-Stati Esm. Uno strumento dotato di una potenza di fuoco di 500 miliardi (rispetto ai 440 dell’Efsf) ma soprattutto di un capitale versato che, ha differenza delle garanzie dei Paesi euro su cui si regge l’attuale fondo – lo rendera’ piu’ immune dai giudizi delle agenzie di rating. Di piu’ la Germania, per ora, non ritiene di dover fare. Una posizione intransigente che rischia di alimentare tensioni interne all’Ue. Una sede in cui un Sarkozy politicamente sotto pressione necessita di un maggiore appoggio tedesco. Ed anche l’Italia di Mario Monti sollecita la Germania a lasciare alla Bce una liberta’ di manovra indispensabile per salvare i Paesi piu’ esposti alle pressioni dei mercati e l’intera eurozona. Tanto piu’ che la situazione rischia di deteriorarsi nuovamente e rapidamente a causa della sospensione dei negoziati con le banche sulla ristrutturazione del debito della Grecia. La decisione di S&P ha anche rilanciato il dibattito sulla necessita’ di arrivare quanto meno a una maggiore regolamentazione delle agenzie di rating, se non addirittura alla nascita di una agenzia ‘europea’. Una proposta di direttiva su questo fronte e’ approdata recentemente al Parlamento Ue, dove sara’ discussa all’inizio di febbraio. E il suo relatore, l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici (Pd), ha assicurato che fara’ tutto il necessario affinche’ contenga interventi normativi di cui si sente ora piu’ che mai il bisogno.

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