Un gruppo dissidente di Al Qaida per il Maghreb islamico (Aqmi, la branca nordafricana dell’organizzazione terroristica) ha rivendicato il rapimento della cooperante italiana Rossella Urru, sequestrata in un campo profughi del deserto algerino il 23 ottobre scorso insieme a due colleghi spagnoli. L’Aqmi aveva smentito di aver rapito i tre. Un appello per la liberazione di Urru è stato lanciato a Cagliari dalle associazioni di volontariato della sua regione, la Sardegna.

E in Mauritania è previsto un incontro fra i ministri della Difesa di dieci paesi europei e africani per discutere del pericolo Al Qaida nell’area. Rossella Urru, 29 anni di Samugheo (Oristano), lavorava da due anni per la Ong “Comitato italiano Sviluppo dei Popoli” nel campo profughi saharawi di Rabuni, nel sudovest dell’Algeria. Il campo accoglie 150.000 profughi dal Sahara occidentale, una ex colonia spagnola occupata dal Marocco nel ’75. A Rabuni c’è il governo in esilio dell’organizzazione che lotta per l’indipendenza del territorio, il Fronte Polisario, appoggiato dall’Algeria. Il 23 ottobre scorso poco dopo la mezzanotte sconosciuti erano entrati nel campo e avevano portato via i tre cooperanti europei: oltre a Urru, la spagnola Ainoha Fernandez de Rincon e il suo connazionale Enric Gonyalons.

Il sequestro non era mai stato rivendicato, ma il Fronte Polisario aveva accusato Al Qaida nel Maghreb islamico, attiva nel deserto del Sahel dall’Algeria al Sudan e specializzata nel rapimento di stranieri. I governi italiano e spagnolo avevano avviato trattative per la liberazione e avevano accertato che gli ostaggi erano in buone condizioni. Ieri il primo colpo di scena: Al Qaida per il Maghreb islamico ha smentito di aver rapito i tre cooperanti, diffondendo invece le immagini dei cinque ostaggi stranieri che tiene nelle sue mani.

 

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