La macchina messa in moto dal decreto del presidente egiziano Morsi non si ferma. Anzi da’ una decisa e inattesa accelerata con la decisione dell’Assemblea costituente di chiudere stasera stessa la discussione sul testo – malgrado i 2 mesi di tempo concessi sulla carta per completare l’iter – e di votarlo domani.

La decisione, annunciata da Ahmed Darrag, segretario generale dell’Assemblea (da cui sono usciti per protesta liberali e laici, nonche’ i rappresentanti delle chiese), ha scatenato una nuova ondata di reazioni indignate da parte degli oppositori: che ieri avevano dato vita a una gigantesca manifestazione a piazza Tahrir per l’annullamento del decreto, volto ad accrescere i poteri di Morsi. ”Sara’ una costituzione che radica la tirannia”, ha twittato l’attivista Wael Ghonim. Il partito dei Fratelli musulmani (di cui Morsi e’ espressione) gli ha replicato notando che una costituzione votata revochera’ il contestato decreto presidenziale e che la procedura prevedera’ comunque che il testo finale venga sottoposto ad un referendum popolare. Ma queste ‘rassicurazioni’ non convincono certo l’opposizione. Ed e’ sulla piazza che si gioca ora l’ennesimo duro scontro fra sostenitori di Morsi e dei Fratelli Musulmani e i loro avversari. Scontro sullo sfondo del quale non sembra avere avuto effetto l’appello al dialogo e alla riconciliazione nazionale lanciato da al Azhar e dal suo gran imam Ahmed el Tayeeb. I partiti filo-Islam, dopo aver rinunciato ieri a un loro grande ‘contro-raduno’ al Cairo per evitare di entrare in contatto con i dimostranti di piazza Tahrir, ne hanno annunciato un altro per sabato. Ma questa volta proprio a Tahrir, dove e’ in corso da venerdi’ un sit-in di oppositori, con la dichiarata intenzione di rimanere nel luogo simbolo della rivoluzione egiziana fino a quando Morsi non ritirera’ il suo decreto. L’annuncio di voler marciare sulla grande piazza conferma la scelta degli islamici di essere pronti ad ”appiccare il fuoco, accentuando le divisioni nella societa”, avverte in serata il movimento 6 aprile. ”Siate saggi – e’ il messaggio dell’opposizione – o sarete i soli responsabili di ogni goccia di sangue versato”. Il livello di scontro istituzionale si e’ del resto ulteriormente alzato oggi in Egitto, tirando su un muro fra magistratura e presidente. Il vice presidente della Corte Costituzionale, Maher Samy, ha accusato apertamente e pubblicamente i Fratelli musulmani d’avere lanciato un attacco ”feroce” contro il massimo organo giurisdizionale del paese dopo avere perso i seggi in Parlamento in seguito alla sentenza d’incostituzionalit… della legge elettorale emessa della stessa corte. Samy ha poi contestato a Morsi di lanciare accuse alla Corte che rappresentano ”minacce pericolose” alla stessa istituzione che – avallandone l’elezione – gli ha dato legittimita’. ”Ha giurato nelle nostre mani”, gli ha ricordato Samy. Dopo il tentativo di mediazione per modificare la dichiarazione costituzionale, lo scontro fra presidenza e giudici e’ altissimo. La cassazione e numerosi tribunali d’appello in tutto il Paese sono scesi in sciopero. La frattura sempre piu’ profonda della societa’ egiziana e’ resa bene dalle immagini in diretta di al Jazira Egitto. Da un lato dello schermo le ovattate votazioni dell’assemblea costituente, alle prese con lo status delle forze armate. Dall’altra gli scontri sempre piu’ aspri tra forze dell’ordine e manifestanti in una piazza distante meno di 300 metri. ”Spari a Tahrir”, sintetizza su Twitter una nota blogger.

 

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