In una situazione economica grave, segnata da un’elevata disoccupazione e da un Pil praticamente fermo, la Croazia ha scelto oggi di cambiare rotta e portare al potere, con una larga maggioranza, la coalizione di centro- sinistra guidata dal leader socialdemocratico Zoran Milanovic. Stando agli exit poll, il centro-sinistra – la coalizione si chiama Kukuriku (Chicchirichì) – ottiene il 44% dei voti e, secondo le prime proiezioni, tra i 78 e gli 82 seggi, dei 151 che compongono il parlamento di Zagabria.
L’Unione democratica croata (Hdz, conservatori) della premier uscente Jadranka Kosor, subisce invece un autentico crollo, passando dal 37% di quattro anni fa a 22-25% di oggi. ”In questa situazione e’ stato difficile fare promesse concrete, e’ chiaro che dovremo lavorare di piu’ e piu’ a lungo, dovremo, sì, stare a dieta, risparmiare, ma senza tagli dolorosi”, ha annunciato Milanovic nelle ultime interviste pre-voto. ”Noi prendiamo molto sul serio la fiducia che gli elettori ci hanno dato, e lavoreremo duro per giustificarla, avremo un mandato parlamentare forte”, ha commentato a caldo Vesna Pusic, leader dei liberaldemocratici (Hns), parte della coalizione vincente e probabile futuro ministro degli esteri della Croazia. Con l’Sdp e l’Hns, al governo andranno con ogni probabilita’ anche la Dieta democratica istriana (Ids, regionalisti di sinistra) e il Partito dei pensionati.
Il crollo dell’Hdz, che ha guidato il Paese negli ultimi otto anni, e’ dovuto a una serie di scandali di corruzione, inchieste e processi di ex ministri, dirigenti del partito e manager di societa’ pubbliche, che hanno travolto il partito portando davanti ai giudici anche l’ex primo ministro, Ivo Sanader, al governo dal 2004 al 2009, ora in detenzione preventiva. Il suo successore, Jadranka Kosor, prima donna premier della Croazia, pur portando il Paese alle porte dell’Unione europea dopo aver concluso con successo a giugno i negoziati di adesione, e pur avendo avviato una vasta campagna anti- corruzione, non e’ riuscita a gestire l’economia nella tempesta della crisi. L’ultima soddisfazione di Kosor sara’ firmare, venerdi’ prossimo a margine del Consiglio europeo di fine anno a Bruxelles, il Trattato di adesione della Croazia all’Ue.
Milanovic sara’ invece il primo premier croato a sedersi al tavolo dei leder europei, a rappresentare la Croazia come il 28.mo Paese membro dal 1 luglio 2013. Mentre la grande sfida dei governi passati e’ stata in politica estera, l’adesione all’Ue e la normalizzazione dei rapporti con la Serbia, il nuovo governo avra’ un unico vero compito: risollevare l’economia del Paese. Il futuro governo dovra’ agire rapidamente per rimettere in moto l’economia, praticamente ferma quest’anno a un tasso di crescita dello +0,5% e la disoccupazione a 17,4 punti. Il centro-sinistra ha promesso che la legge finanziaria per il 2012 sara’ pronta gia’ a marzo, ”per dimostrare quanto siamo seri” e per evitare un declassamento del debito sovrano croato, ora al 60% del Pil con il rating BBB- e un outlook negativo secondo Standard and Poor’s.
LUBIANA – A sorpresa, e ribaltando tutte le previsioni pre-elettorali, Zoran Jankovic, sindaco di Lubiana dal 2006, imprenditore e manager da una vita, in un exploit che puo’ ricordare quello di Silvio Berlusconi nel 1994, ha fondato un suo partito appena quattro settimane fa ed ha vinto ieri le elezioni legislative in Slovenia con il 28,6% dei voti. A differenza pero’ del Cavaliere, la formazione di Jankovic, Slovenia Positiva (Ps), si colloca a sinistra ed ha sbagòiato una destra data per favorita fino a stamane. ”Abbiamo avuto un governo di Janez Jansa, poi abbiamo avuto quello di Borut Pahor, oggi gli elettori hanno deciso che e’ arrivato il momento di avere uno Stato efficiente”, ha dichiarato Jankovic commentando a caldo i risultati elettorali che gli assegnano 28 seggi, dei 90 che compongono il parlamento di Lubiana.
In effetti non e’ uno, ma sono due i grandi sconfitti di queste elezioni in Slovenia: Pahor e Jansa. Il crollo di Borut Pahor, premier uscente sfiduciato a settembre dopo aver perso un referendum sulla riforma delle pensioni con un drastico innalzamento dell’eta’ pensionabile, era stato previsto da tutti. I suoi Democratici sociali (Ds, centro-sinistra) sono scesi al 10,5 per cento, contro il 31 di tre anni fa. Gli elettori hanno punito un altro governo della zona euro che non ha saputo gestire la crisi e contenere il debito pubblico, salito dal 26 per cento nel 2007 al 45 per cento di oggi. Il Pil praticamente fermo e la disoccupazione all’ 11 per cento, il doppio rispetto a quattro anni fa, preoccupano i mercati internazionali e dopo che le agenzie di rating hanno declassato a settembre il rating del debito sloveno, i tassi di interesse sui titoli di stato sono schizzati sopra il 7 per cento. Jansa, invece, sembrava quasi sicuro di vincere e ritornare al potere dopo tre anni all’opposizione, almeno a giudicare da tutti i sondaggi. Ma lo scandalo per corruzione che lo vede imputato per una tangente che insieme ad alcuni collaboratori avrebbe preso nel 2006, quando era primo ministro, e sospetti su alcune malversazioni piu’ recenti, rese note l’ultimo giorno della campagna elettorale, sembra abbiano pesato sulla scelta degli sloveni.
E forse anche il suo annuncio di veloci privatizzazioni,tagli all’amministrazione pubblica e risparmi nel sociale, da sempre abbastanza mal visiti dagli elettori in Slovenia. Jankovic, milionario e uomo piu’ ricco della Slovenia, ha invece promesso una crescita del 4 per cento, senza veloci privatizzazioni, e uno stile di gestione da manager e imprenditore, efficace e decisionista. Le urne, pero’, non hanno prodotto quello che i mercati internazioni speravano: una maggioranza chiara e solida per un governo forte, in grado di fare riforme strutturali. Infatti, prima di sedersi sulla poltrona di primo ministro, il sindaco di Lubiana dovra’ formare una coalizione di governo, il suo primo vero test da politico poiche’ il parlamento eletto oggi e’ frammentato piu’ che mai. Pahor ha gia’ annunciato di essere a disposizione, ma per arrivare a 46 deputati, che sono la maggioranza minima, serviranno anche i voti del centrista Gregor Virant, oggi arrivato quarto con otto deputati e forse anche quelli del Partito dei pensionati, fortemente contrario a qualsiasi riforma delle pensioni.