Visto da Berlino il vertice europeo di domani non sara’ affatto decisivo. La Germania non vuole parlare della Grecia a Bruxelles, e neppure i tedeschi ”si aspettano” che il tema dell’incontro informale siano gli eurobond: sui quali oggi a Berlino la posizione e’ stata nettissima. Non solo ”non sono la strada giusta”, ma il governo tedesco ha aggiunto di ”non essere disposto a cambiare idea, neppure al vertice di giugno”. E la cancelliera ha rincarato la dose in serata parlando a una seduta parlamentare di Cdu e Csu: la sua idea a riguardo non e’ affatto cambiata.
Domani, a Francois Hollande che ha annunciato di voler rilanciare la proposta ritenendola molto importante, Angela Merkel dira’ di nuovo no. Mentre sembra esserci spazio per i project bond, con i dovuti distinguo:”Si chiamano allo stesso modo, bond – ha detto la fonte governativa riducendo la questione a formule spicciole – ma deve essere chiaro a tutti che eurobond e project bond non hanno niente a che vedere gli uni con gli altri”. Per i titoli del debito comune invece, l’Europa, nella prospettiva tedesca, non e’ ancora pronta. E quando si chiede a qualche fonte della Cdu, di quelle vicine alla cancelliera, la risposta e’ la stessa che si riceveva mesi fa: agli eurobond possiamo pensare fra 10-15 anni. Sembra indicare orizzonti temporali molto lunghi anche una esternazione della cancelliera tornata in vista del vertice di domani anche sul fiscal compact: ”Il patto di bilancio non e’ che un primo piccolo inizio – ha detto prendendo la parola in un convegno a Berlino – Ma se si guarda a quante difficolta’ ci sono per metterlo in piedi, non si puo’ che supporre che una vera unione di bilancio e’ ancora lontana”. E gli eurobond – e’ il passaggio non detto – potranno venire solo quando l’Unione sara’ compiuta. Le risposte, nella capitale, diventano nervose quando si fa cenno al sempre piu’ evidente isolamento tedesco: ”E’ un errore presentare cosi’ le cose”’, ha detto oggi la fonte dell’entourage dell’esecutivo che ha tirato in ballo Madrid: ”Mariano Rajoi ad esempio vuole portare avanti fino in fondo le riforme strutturali ed ha una visione molto simile a quella dei tedeschi”. E con la Francia ”non c’e’ alcun conflitto”. Intanto domani la cancelliera sara’ di fatto isolata a Bruxelles, e dopo l’esperienza del G8 di Camp David, dove e’ gia’ apparsa molto sola, con il fronte americano che ha rinsaldato la richiesta di crescita sollevata da Parigi, la cosa non sembra affatto piacerle. Si spiega cosi’ probabilmente anche la circostanza che – di nuovo stamattina – il suo entourage abbia confermato che non c’e’ una risposta all’invito del premier Mario Monti in Italia, per l’incontro multilaterale con Francia e Spagna. ”Giugno e’ un mese pieno di impegni e non c’e’ ancora un appuntamento”, si ripete a Berlino. Se il governo non ammette l’isolamento, i toni della cancelliera mostrano pero’, dopo giorni di pressione, una po’ di risentimento: ”Il presupposto della crescita e’ la disciplina di bilancio. Ovviamente risparmiare non e’ un obiettivo in se’. Qualche volta si ha l’impressione in questo dibattito che ci sia un piacere nel risparmio. Ma in realta’ non si tratta di qualche cosa di molto diverso rispetto a quello che dovremmo dire a noi stessi nella vita privata: non spendere piu’ di quello che si guadagna. E’ sorprendente che su questo sia nata una discussione cosi’ estesa”.