Il tema Eurobond ormai è incardinato in Europa , ed è tutt’altro che rimosso, “ma non é una cosa per domani, perché permangono grosse riserve da parte dei tedeschi e nessuno vuole prendere misure che sono un pugno nell’occhio di un altro governo”. Il premier Mario Monti torna, in una intervista al Tg1, ad affrontare un tema-chiave per il futuro dell’Europa e dei singoli paesi ma si muove con circospezione, pur facendo notare che “un gran numero di capi di governo europei si sono espressi a favore degli eurobond, a cominciare dalla Gran Bretagna”.

Il premier ha anche ripetuto che la ricetta della crescita va combinata con quella del rigore per poter poi uscire dal “tunnel” dopo essere riusciti a scansare il “precipizio”. Ma molto dipende anche dagli altri: “C’é ancora un tunnel, fuori dal quale c’é una prospettiva di crescita maggiore, ma dipenderà moltissimo da cosà farà l’Europa”, ha infatti detto Monti chiedendosi se “riuscirà ad evitare una nuova crisi greca, ad innescare un nuovo meccanismo di crescita”. Il rigore – ha rimarcato – è la “premessa perché l’economia possa crescere, e solo la crescita può creare più occupazione. La crescita è essenziale, ma poggerebbe sulle sabbie mobili se non poggiasse” le proprie basi “sul rigore”. Quanto a qualche ipotetico ‘asse’ europeo, Monti ha osservato, anche alla luce delle ultime svolte elettorali: “Non vedo tanto questioni di assi. Abbiamo un solidissimo rapporto con la Germania di Merkel. E’ stato eletto il nuovo presidente francese, François Hollande”. E in questo quadro il nostro paese potrebbe efficacemente svolgere un ruolo di sintesi, di ‘facilitatore’ tra le posizioni francese e tedesca”. Nella giornata monopolizzata dal tema riforme, Monti non ha voluto far mancare la propria voce. Non è entrato nel merito, ma ha incoraggiato ad andare avanti speditamente anche per dare un ulteriore segnale ai mercati: se la politica riuscirà a condurre in porto le riforme “più tranquilli saranno gli investitori di tutto il mondo e più attiva l’economia italiana”. “Il cantiere delle riforme, la legge elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari, le riforme costituzionali sono tutte cose cruciali per consentire agli italiani e al mondo di capire come sarà la governance, il sistema politico della nuova Italia dopo la primavera del 2013”. “Prima il mondo politico riuscirà in questo travaglio e più tranquilli saranno gli investitori e più attiva sarà l’economia italiana. Allora – ha sottolineato – il governo tecnico sarà stata una utile parentesi”.

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