Fallita la riunione di ieri alla Casa Bianca con i quattro leader del Congresso, il presidente Usa, Barack Obama, non ha potuto annunciare un principio di accordo che eviti il ‘fiscal cliff’, ma si e’ mostrato “moderatamente ottimista” che in 48 ore il Senato possa trovare un accordo bipartisan dell’ultima ora e ha chiesto comunque che, in caso contrario, si metta a votazione di entrambe le Camere la sua proposta per evitare gli effetti piu’ disastrosi dell’eventuale crisi.
Adesso rimangono 48 ore eObama e i leader del Congresso hanno concordato che il leader della maggioranza Democratica al Senato, Harry Reid, e della minoranza Repubblicana, Mitch McConnell, tenteranno un accordo prima di martedi’.
Il presidente ha assicurato che senatori democratici e repubblicani lavoreranno senza sosta nel weekend per cercare di scongiurare una bomba a orologeria che eviti l’entrata in vigore automatica di tagli alle spese e aumenti di tasse, precipitando il Paese nel cosiddetto ‘abisso fiscale’. La Camera dei Rappresentanti e il Senato si riuniranno tra domenica e lunedi’ e si spera che, se sara’ raggiunto l’accordo, questo sara’ sottoposto al voto prima di Capodanno per essere poi promulgato, all’ultimo minuto, da Obama. “Abbiamo avuto un incontro costruttivo oggi, sono moderatamente ottimista che un accordo possa essere raggiunto”, ha detto il presidente ieri sera, sollevando un po’ l’atmosfera lugubre che aveva scatenato un’ondata di vendite a Wall Street. Ma Obama non si e’ risparmiato una frecciata: il mancato accordo “e’ un de’ja’ vu, fuori da Washington nessuno capisce perche’ ci riduciamo sempre all’ultimo”. Se manchera’ l’intesa, Obama ha chiesto che almeno sia votata una proposta della Casa Bianca per mantenere le esenzioni fiscali ai cittadini con entrate inferiori ai 250mila dollari, fare qualche taglio alla spesa pubblica mantenendo pero’ l’assistenza sanitaria a poveri e anziani, e confermare i sussidi pubblici ai 2 milioni di disoccupati che li perderebbero dal primo gennaio.