Ampio rimpasto di governo, siluramento del primo ministro, scioglimento del Parlamento: sono le tre scelte, in ordine di probabilita’, che ha davanti Francois Hollande per far fronte ad un crollo verticale di credibilita’. Dopo la confessione sul conto in Svizzera del ministro del Bilancio, Jerome Cahuzac, e’ stato oggi il tesoriere della sua campagna elettorale 2012, Jean-Marc Augier, a cadere.
E’ il primo nome rimbalzato dai cable di Offshoreleaks, lo scandalo fiscale planetario, come lo chiama Le Monde, che vede coinvolte 130 personalita’ di primo piano in Francia. E il quotidiano tiene sulla graticola tutti, annunciando uno stillicidio di nomi fra domani e dopodomani. Il governo trema, tutti sono sotto accusa, il presidente – da due giorni in visita in Marocco – e’ piombato oggi ad un livello di popolarita’ cosi’ basso (27%) da non poter essere paragonato a nessun altro negli ultimi decenni. La Francia e’ in subbuglio, la situazione e’ ”insostenibile”, come ha titolato a tutta pagina questa mattina Le Parisien, ogni personaggio coinvolto ne chiama in causa altri e l’opposizione ha scatenato una protesta vibrante in Parlamento. Jean-Francois Cope’, presidente dell’UMP – il partito di destra di Nicolas Sarkozy – e’ arrivato ad affermare che Hollande ”diventa ormai un capoclan”. Marine Le Pen, leader del Fronte nazionale che ha sdegnosamente respinto le insinuazioni di ieri (ad aprire il conto in Svizzera di Cahuzac fu un suo fedelissimo), ha tirato fuori la definizione piu’ caustica: ”questa era la gauche-caviar (sinistra al caviale, per definire i radical chic, ndr), adesso e’ diventata la gauche-Cayman”. Pierre Moscovici, superministro dell’Economia, viene continuamente tirato in ballo con l’accusa di aver coperto Cahuzac, ma si limita a parlare di accuse ”indegne” e di comportamento ”esemplare” del governo rispetto a un ”errore individuale”. Fino a ieri e’ stata questa la linea di difesa di Hollande, che da Rabat e’ tornato oggi ad accusare Cahuzac di aver ”umiliato la nazione”. Ma ha riconosciuto – la sua voce era incerta, tradiva evidente emozione – che le misure di ”moralizzazione” annunciate ieri in tv non basteranno. Il rimpasto sembra a tutt’oggi l’opzione piu’ probabile, anche se le voci di corridoio dicono che il primo ministro Jean-Marc Ayrault, vittima sacrificale ideale secondo molti, potrebbe restare al suo posto. Non ci sono sostituti all’altezza, dicono in rue Solferino, sede del Partito socialista, visto che Martine Aubry e’ anche lei indagata per lo scandalo dell’amianto e la candidatura ipotetica del direttore del WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, Pascal Lamy, non godrebbe di adeguati appoggi in Parlamento. Quanto al coinvolgimento del suo tesoriere in campagna elettorale, lo stesso Augier ha detto di non aver tratto ”vantaggi fiscali” dalle sue attivita’ alle Cayman, rivendicandone la ”legalita”’. Un concetto difficile da far digerire ai francesi schiacciati dalla crisi, dalle tasse e dalla disoccupazione. Quasi come l’idea che Hollande e Ayrault non sapessero davvero nulla del conto in Svizzera del ministro del Bilancio e delle societa’ offshore del cassiere della corsa vincente all’Eliseo dell’anno scorso.