Il ministro indiano degli Interni Sushilkumar Shinde ha espresso oggi dei dubbi sul suicidio in carcere di uno degli stupratori della ragazza di New Delhi, morta dopo una brutale violenza di gruppo.
Lo riferisce il Times of India. ”In attesa dei risultati di una inchiesta che e’ in corso, non posso confermare che sia stato un suicidio” ha detto in un incontro con i giornalisti. Shinde ha poi aggiunto che ”si e’ trattato di un grave incidente e di una falla nella sicurezza”. l’autista Ram Singh, 33 anni, principale accusato, era detenuto nel carcere di Tihar insieme ad altri quattro complici (un quinto e’ minorenne). La morte dell’uomo, trovato impiccato alle 5 del mattino vestito alla finestra della cella dove altri prigionieri dormivano, presenta alcuni punti oscuri. Le autorita’ carcerarie hanno infatti riscontrato una strana deformazione nella sua mano. Il padre aveva denunciato stamattina che ”era stato ucciso e poi appeso alla grata della finestra” e che ”era stato minacciato e torturato in carcere”.