Un rapporto dettagliato dell’ ammiraglio Alessandro Piroli, l’ufficiale più alto in grado inviato in India subito dopo l’incidente della Enrica Lexie, pubblicato da ‘la Repubblica’, ricostruisce i 33 minuti dell’attacco, i fatti, le prove e le ipotesi sulla morte dei due pesatori indiani.
Il documento riporta anche i risultati delle perizie balistiche indiane secondo cui il calibro dei proiettili ritrovati nei corpi dei pescatori uccisi è il 5,56 mm Nato e le armi che hanno sparato non sono quelle di Girone e Latorre ma quelle di altri due marò imbarcati sulla stessa nave. Le prove balistiche indiane individuerebbero quindi non solo che i proiettili sono italiani ma anche che provengono da fucili mitragliatori assegnati ad altri due dei sei membri del Nucleo del Battaglione San Marco. “Il proiettile tracciante estratto dal corpo di Valentine Jelestine è stato esploso dal fucile con matricola assegnata al sottocapo Andronico”, spiega la relazione. Mentre il proiettile estratto dal corpo del secondo marinaio indiano Ajiesh Pink “é stato esploso dal fucile con matricola assegnata al sottocapo Vogliano”. Ciò non mette in discussione il fatto che a sparare siano stati Massimiliano Latorre e Salvatore Girone perché, come si apprende in ambienti della Marina, in caso di emergenza i marò non sono tenuti ad utilizzare l’arma a loro assegnata ma una di quelle a disposizione.