Il caso dei marò detenuti in India ‘sbarca’ all’Onu. A sollevarlo è stato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che nel corso della sua visita a New York ne ha parlato con i vertici del palazzo di Vetro, auspicando una “una rapida soluzione” della vicenda. Si tratta di “un episodio molto negativo che ha prodotto danni, spero non irreversibili, alla lotta internazionale contro la pirateria”, ha detto il ministro a margine dei lavori di forum di alto livello su ‘Ruolo degli Stati Membri nella Mediazione’ al quale ha parlato nella sale dell’Assemblea generale dell’Onu.
E al Palazzo di vetro Terzi ha avuto anche un incontro con il segretario generale Ban Ki-moon e con il presidente dell’Assemblea generale Nassir Abdulaziz Al-Nasser: “Ho notato una marcata preoccupazione anche in questi importantissimi interlocutori”, ha affermato. E in un certo senso, l’argomento è entrato anche nei lavori del forum in cui, ha riferito lo stesso Terzi, si è sottolineata l’importanza dell’attività di mediazione tra Stati, che non non può essere considerata “un optional come a volte succede”. E si è affermato come le diversità su “interpretazione del diritto marittimo, acque internazionali, lotta alla pirateria, lotta al terrorismo, sono argomenti che dovrebbero essere affrontati attraverso la mediazione”. Intanto da Kochi l’avvocato dei due marò citato dal Times of India ha affermato che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in caso di libertà su cauzione, sarebbero pronti a consegnare i loro passaporti e potrebbero risiedere nell’ambasciata italiana a New Delhi. Il ministro si è quindi intrattenuto con i giornalisti anche sui temi della crisi economica, proprio mentre a Bruxelles si stava aprendo il delicatissimo vertice Ue. Terzi ha ribadito che “il governo italiano è profondamente convinto che l’agenda per la crescita è adesso la massima priorità”. Il governo italiano e il premier Monti, ha aggiunto, “hanno più volte detto che la disciplina di bilancio è essenziale per uscire dalla crisi, ma che adesso è l’ora di concentrarsi sulle misure che promuovano e rafforzino la crescita”. Rispondendo ad una domanda ha poi parlato di Siria, sottolineando che la necessità dell’applicazione “completa” del piano di Annan al più presto, considerato che le forze siriane dovevano ritirarsi dalle città già da diverse settimane e quindi “il momento è ieri, non domani”. Quindi ha anche ricordato che, il piano Annan “non è a tempo indeterminato” e una volta trascorsi i tre mesi di tempo previsti, se non ci saranno risultati soddisfacenti, si dovrà tornare a “discuterne molto seriamente al Consiglio di Sicurezza” dell’Onu, che “si dovrà pronunciare di nuovo, forse con una risoluzione più forte”. E su questo fronte il ministro ha anche espresso il timore di un contagio della crisi siriana al Libano, attraverso “‘varie forme o agende, di gruppi, Paesi, o regimi che potrebbero avere interesse a distogliere l’attenzione della comunità internazionale dalla Siria”. Si tratta di concetti che il ministro Terzi ha espresso anche in diverse interviste che ha rilasciato ai principali media americani nel corso del suo soggiorno a New York, in particolare ieri a Christiane Amanpour della Cnn e oggi al vicedirettore del Wall Street Journal Matt Murray, in cui ha affermato tra le altre cose gli Stati membri dell’Ue vogliono fortemente “mantenere la Grecia nell’euro”. E con il WSJ ha parlato anche dei colloqui a Baghdad tra Teheran e i Paesi del 5+1, dicendosi sulla questione del nucleare iraniano “più ottimista rispetto ad alcune settimane fa”, sottolineando però che “le autorità iraniane devono attenersi strettamente ai contenuti delle risoluzioni dell’Onu che sono state disattese negli ultimi otto anni”.