Se a Roma non si riusciranno a smussare gli spigoli, difficilmente il vertice del 28 e 29 giugno a Bruxelles potrà essere all’altezza delle sue aspettative: un summit cruciale per salvare l’euro e rilanciare l’Unione. Italia, Francia, Germania e Spagna dovranno riuscire in un difficile lavoro di bilanciamento
tra interessi nazionali, politici ed economici, per spianare la strada all’assunzione di quelle misure “concrete” e, soprattutto, “a lungo termine” sulla crescita, necessarie per placare i mercati e frenare gli spread. Ma i nodi che a villa Madama dovranno sciogliere – o perlomeno cercare di allentare – il premier Mario Monti, il presidente francese Francois Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier spagnolo Mariano Rajoy, in una quadrilaterale con pochi precedenti dopo il lungo dominio ‘Merkozy’, davvero non sono pochi. A cominciare dalla proposta lanciata dallo stesso Monti sull’uso dei fondi salva Stati per creare uno scudo in grado di tenere a freno gli spread, sulla quale il Financial Times Deutschland ha rivelato nuovi dettagli. Secondo il giornale tedesco, che cita “due fonti europee di alto livello”, il professore avrebbe pensato non ad un acquisto diretto da parte dell’Efsf-Esm sul mercato secondario dei titoli, bensì ad un intervento della Bce per comprare i bond dei Paesi in difficoltà su mandato del fondo salva Stati, aggirando così le ‘condizioni’ poste dai regolamenti previsti dai Fondi.
Da Palazzo Chigi non è arrivato nessun commento, ma la proposta lanciata da Monti al G20 sull’uso dell’Efsf prima e dell’Esm poi per l’acquisto dei bond potrebbe essere il terreno dal quale far partire la mediazione. Come ha intuito anche la stessa cancelliera che, accanto all’iniziale reazione di freddezza, ha fatto trapelare anche qualche ufficioso segnale di apertura. Del resto qualcosa bisognerà cedere. E non solo da parte tedesca. Non è un caso che frau Merkel, prima di un G20 nel quale sapeva si sarebbe trovata in clamorosa minoranza, ha annunciato che si presenterà a Bruxelles con in tasca un piano per far avanzare il processo di unione politica europea. Progetto finora frenato dai Paesi più restii a cedere pezzi di sovranità nazionale, Francia in testa. Un passo indietro di Parigi su questo tema, sul quale Monti si è già detto favorevole, potrebbe corrispondere ad un ammorbidimento tedesco su altri dossier. Se di eurobond in tempi brevi ormai non parla più neppure Hollande, di fronte ad una concessione sulla sovranità nazionale i Paesi interessati alla condivisione dei debiti potrebbero forse riportare sul tavolo almeno i ‘fratelli minori’, come li ha definiti Berlino, e cioé gli eurobill, i titoli a breve termine garantiti dalla Ue.