Non c’è davvero un attimo di respiro per la Grecia. Non erano passate che poche ore dal drammatico voto in Parlamento sul pacchetto austerità, contornato da violenze senza precedenti in piazza, che il portavoce del governo di Lucas Papademos annunciava: “elezioni anticipate in aprile”. Una notizia in parte già prevista, ma che rimette in rapido movimento il mondo politico greco, tra rimescolamenti e fratture inedite.

Ieri 43 deputati di Pasok (socialisti) e Nea Dimokratia (centro-destra) che avevano votato No contravvenendo alle direttive di partito, sono stati espulsi. Papademos potrebbe, in queste ultime settimane cruciali del suo governo, ritrovarsi senza una maggioranza. Il che rafforza le voci di un rimpasto, che permetta la tenuta fino alla fine di marzo. Pantelis Kapsis, il portavoce dell’esecutivo, non ha precisato una data, limitandosi a dire che “questo governo ha ancora un mese, un mese e mezzo di lavoro davanti a sé. Completeremo il lavoro a marzo e le elezioni si faranno in aprile”. Kapsis ha quindi precisato che la ristrutturazione del debito della Grecia che coinvolge i creditori privati sarà completata a marzo, un mese prima delle elezioni politiche. spiegando ai giornalisti che lo “swap del debito sarà concluso a marzo”. Antonis Samaras, leader di ND, aveva detto ai suoi deputati che il voto di ieri apriva la strada alle elezioni in aprile, dove Nea Dimokratia vuole fare il pieno di voti, vista la debacle dei socialisti nei sondaggi (gli ultimi li danno all’8%). Da mesi Samaras premeva per il voto anticipato. Ma la strada da oggi alle urne non è priva di incertezze: Papademos e il suo debole esecutivo devono far fronte alla promessa di trovare risparmi per altri 325 milioni entro mercoledì (parte dei 3,3 miliardi di economie promessi), nonchè offrire una garanzia scritta dai leader dei maggiori partiti che, chiunque vinca le elezioni, le misure concordate verranno attuate. Tra due giorni, mercoledì appunto, i ministri delle Finanze dell’Ue devono prendere una decisione sul prestito da 130 miliardi euro che dovrebbe salvare la Grecia dal tracollo economico, e chiedono più certezze e meno promesse. Non è una strada senza rischi, visto che i partiti hanno perso pezzi importanti in parlamento. Il Pasok, che dopo la vittoria del 2009 aveva la maggioranza assoluta dei 300 seggi dell’assemblea. La notte scorsa, dopo la cacciata di 22 esponenti ribelli, si ritrova con 131 seggi. Nea Dimokratia ha perso 21 parlamentari sugli 83 che aveva nella drammatica notte del voto. Il bipolarismo greco, durato per anni, è di fatto colato a picco poco dopo la mezzanotte. “Siamo in una situazione politica inedita”, ha detto all’Ansa uno stretto consigliere del leader socialista Giorgos Papandreou, “Nessuno sa esattamente cosa succederà”. Da non sottovalutare poi, il forte malcontento dei greci. Le proteste non sono finite, probabilmente. Mercoledì il sindacato del settore privato Gsee deciderà che strategia attuare. Dall’Europa c’è soddisfazione ma cautela per il voto del Parlamento greco. La cancelliera tedesca Angela Merkel, forse il personaggio più detestato dai greci, ha definito il voto “un passo molto importante”, ma ha insistito che non ci devono essere cambiamenti nel programma di austerità. Il voto in parlamento è solo una delle condizioni che l’Eurogruppo ha posto alla Grecia prima di sbloccare gli aiuti e “sono fiducioso che le altre, tra cui i 325 milioni mancanti, saranno rispettate prima della riunione” del prossimo Eurogruppo mercoledì, ha invece commentato il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn. “La correzione degli squilibri e il ritorno a conti pubblici sostenibili sono condizioni inevitabili, la Ue resta vicino ai cittadini greci, e le autorità devono ora assicurare il ritorno del Paese alla crescita”, ha aggiunto.

 

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