Tra Italia e Francia c’é sintonia sulla necessità di crescita e di realizzare la Tav, attesa per le misure della Bce, intesa sulla supervisione bancaria, ma soprattutto c’é un piano in tre tappe per portare l’Eurozona fuori dalla crisi: l’incontro
tra il premier Mario Monti e il presidente francese Francois Hollande oggi a Villa Madama non è un semplice ‘vertice’ (termine su cui Monti bacchetterà i giornalisti) ma una vera cabina di regia per studiare nel dettaglio le mosse dei prossimi mesi e disinnescare tutte le mine disseminate in Europa che rischiano di far saltare Grecia e Spagna per prime. I due presidenti condividono “identica visione” a partire dalla crescita “non inflazionistica o fondata sugli squilibri della finanza pubblica”, ha spiegato Monti, e che comprende anche grandi opere come la Torino-Lione, che entrambi sono determinati a realizzare. Ma l’attenzione dei due è quasi tutta rivolta al problema spread, prima tappa del piano per guarire l’Euro: “Guardiamo con particolare attenzione a ciò che viene in questi giorni messo a punto per stabilizzare il mercato dei titoli sovrani dell’Eurozona”, ha detto il premier italiano, con gli occhi rivolti alla riunione della Bce di giovedì che dovrebbe sdoganare il programma di acquisto dei titoli. Se per Monti non serve mettere in campo aiuti, è invece necessario che la Ue riconosca gli sforzi di risanamento di chi “é impegnato a condurre nel proprio Paese la politica economica e finanziaria”, un compito che “per nessuno di noi é facile in questo momento”. Per il premier, “fare i compiti a casa è necessario, ma non sufficiente” e quindi occorre che “quando un Paese realizza progressi nella politica economica ci sia il riconoscimento da parte dell’Ue, affinché non persistano come gravi ostacoli degli spread che sarebbero ormai privi di ogni riferimento all’andamento economico-finanziario”. Anche Hollande, che è convinto che la Bce giovedì interverrà senza riserve, ha sempre auspicato un’azione delle istituzioni Ue quando il livello degli spread è ingiustificato. E lo stesso Draghi, pensando ai ‘falchi’ tedeschi che lo vorrebbero immobile, ha spiegato che alla Bce “non riusciamo a perseguire la stabilità dei prezzi con l’attuale frammentazione del’Eurozona perché i cambiamenti dei tassi d’interesse si riflettono solo in uno, o due paesi al massimo”. Ma l’azione della Bce, che molti vedono risolutiva, è solo la prima fase: l’eventuale intervento di Francoforte sui titoli dei Paesi a rischio non scatterà finché questi non faranno richiesta di aiuti al fondo salva-Stati Esm, e comunque saranno sottoposti a “condizionalità severa”, ha avvertito Draghi. Ovvero, sarà richiesto loro di firmare il noto ‘Memorandum’ che li vincola al controllo e alle richieste della Ue. Ed è proprio questo il nodo cruciale per Monti e Hollande, che pensano all’ipotesi di un ‘Memorandum light’, che, ad esempio, tenga lontana la troika Ue-Bce-Fmi dai governi che richiedono l’intervento. Sono altre due le tappe della cura salva-euro illustrata da Hollande oggi: risolvere i problemi di Grecia e Spagna e realizzare l’unione bancaria. Sulla Grecia, il presidente francese ha aperto ad una proroga sui tempi di risanamento, ma solo se la troika ad ottobre certificherà che Atene è credibile e che è in linea con le riforme. E se per la Spagna occorre aspettare le mosse Bce e la sua sempre più probabile richiesta di aiuti all’Ue, sull’unione bancaria Hollande intende accelerare: per il vertice Ue di fine anno non ci dovranno essere più ostacoli alla creazione di un meccanismo che garantisca la vigilanza di tutte le banche, con un organismo europeo che si affianchi a quelli nazionali. Stessa visione, anche qui, di Monti.