Il blogger anti-Putin Alexiei Navalni rifiutato come teste della difesa e tenuto fuori del tribunale, militanti che improvvisano un blitz di protesta con fumogeni e passamontagna, e le imputate che sferrano un attacco frontale al leader del Cremlino: sale la tensione nel quinto giorno del processo alle Pussy Riot. Le tre ragazze accusate di ”teppismo motivato da odio religioso” per la loro ”preghiera punk” nella cattedrale di Mosca, si sono scagliate frontalmente contro il presidente russo, che ieri ne aveva condannato il blitz auspicando tuttavia un giudizio ”non troppo severo”. ”Questo non e’ solo un processo a noi tre, ma a tutto il sistema giudiziario russo, anzi, alla Russia stessa” ha scandito dalla gabbia Nadia Tolokonnikova, la piu’ giovane. ”Putin ieri ha rilasciato una dichiarazione sul nostro caso, vi ha dato un ‘suggerimento’, insomma lui e’ il vostro principale” ha detto Katya Samutsevich (29) alla giudice Marina Sirova.

”I rappresentanti dell’accusa vi dettano cosa fare, avete infranto la vostra dignita’, vi chiedo di lasciare il processo”, incalza Maria Aliokhina, 24. La richiesta di ”clemenza” del capo del Cremlino sarebbe frutto della pressione internazionale per la difesa delle cantanti, secondo uno degli avvocati difensori, Marc Feigin: ”credo dovesse reagire – ha detto all’ANSA, in una pausa del processo – E’ una specie di tentativo di dare un segnale al tribunale che bisogna osservare un minimo la legge”. Ma, secondo il legale, il suggerimento non sarebbe stato ascoltato: oggi Sirova ha rifiutato 14 testimoni sui 17 proposti dai difensori, e respinto tutte le loro istanze. Nella lista, oltre a Navalni, c’era anche la scrittrice Liudmila Ulitskaia. Tenuti fuori dall’edificio dalla security armata, e poi ammessi brevemente all’interno su un pianerottolo. Sul banco dei testimoni sono saliti soltanto due insegnanti universitari delle ragazze, e una compagna di corso in giornalismo di Aliokhina, che ha raccontato, smentendo almeno in parte le accuse di ”odio contro la Chiesa”, un’esperienza dell’amica come volontaria con bambini psicologicamente disabili, in una organizzazione legata alla Chiesa ortodossa. In aula un cane Rottweiler portato per supplire alla carenza di guardie armate abbaiava a ripetizione disturbando l’udienza. Nel frattempo, tre ignoti sostenitori del trio hanno compiuto un blitz di protesta arrampicandosi sull’edificio di fronte al tribunale, con fumogeni e passamontagna colorati in testa (simbolo della band), gridando ”Liberta’ per le Pussy Riot!”, ben visibili dalle finestre dell’aula. Fermati e portati al commissariato di polizia. E oggi a favore della band si e’ schierato anche l’attore Usa Danny De Vito: ”Mr Putin. Pussy Riot. Liberatele”, ha scritto sul suo Twitter.

 

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