“Ci saranno serie conseguenze per la città israeliana di Tel Aviv”: così l’Iran, per bocca del viceministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, citato dai media Usa, minaccia una rappresaglia contro lo Stato ebraico dopo l’attacco aereo contro un sito militare siriano. Una minaccia rilanciata anche dall’ambasciatore siriano in Libano. L’Egitto condanna “l’aggressione israeliana contro il territorio siriano” e mette in guardia dal ripetersi di simili attacchi che “sono pericolosi per la sicurezza regionale”.
Lo ha affermato il ministro degli esteri egiziano Kamel Amr a proposito del raid su un centro di ricerca militare siriano, che, ha detto, è una violazione del diritto internazionale. Amr ha chiesto alla comunità internazionale di contestare formalmente a Israele la responsabilità di queste “aggressioni contro terre arabe”. Un totale riserbo viene mantenuto anche oggi dai dirigenti di Israele in seguito al raid aereo su un’installazione militare siriana, denunciato ieri dalle autorità di Damasco. Secondo la stampa locale, il premier Benyamin Netanyahu ha impartito ai ministri l’ordine di non esprimersi in materia. Il giornale filo-governativo Israel ha-Yom sintetizza con un vistoso titolo gli eventi di ieri al confine siro-libanese dove, secondo fonti stampa, sarebbero stati colpiti missili SA-17 di produzione russa, destinati agli Hezbollah libanesi: “Sono stati avvertiti. Se ne sono infischiati. Sono stati colpiti”. Israel ha-Yom aggiunge che ora “l’intera Regione entra in stato di allerta”. Nel Nord di Israele – dove nei giorni scorsi sono state installate due batterie di anti-aerea Iron Dome (Cupola di ferro) – viene mantenuto un elevato stato di vigilanza e in alcune località i responsabili locali hanno aperto i rifugi. Il Comando delle retrovie riferisce inoltre di un’accresciuta richiesta di maschere antigas.