Ghilad Shalit e’ libero e ha riabbracciato la sua famiglia nella base aerea di Tel Nof a sud di Israele. Al termine di un volo di un’ora in elicottero il militare ha finalmente raggiunto la sua casa a Mitzpe Hila, in Alta Galilea. Nel villaggio tutti sono mobilitati,
i media di mezzo mondo affollano le stradine presidiate in forze dalla polizia e imbandierate con i colori d’Israele. Ovunque slogan di bentornato e poster che raffigurano l’immagine stilizzata – ormai nota nel mondo – di Ghilad. Dopo oltre cinque anni di prigionia nella Striscia di Gaza, il giovane militare israeliano e’ stato restituito oggi al suo Paese e alla sua famiglia sulla base dell’accordo siglato nei giorni scorsi con Hamas e in cambio del rilascio di centinaia di detenuti palestinesi che nelle stesse ore cominciavano ad attraversare i confini in senso contrario. Smagrito, ma ”in buone condizioni”, secondo le sue stesse parole e gli esiti della prima visita medica, il giovane carrista catturato neppure ventenne nel giugno del 2006 e’ ricomparso come dall’oltretomba di fronte alla tv egiziana prima del rimpatrio e dell’abbraccio tanto atteso con papa’ Noam e mamma Aviva. E ha manifestato subito un lucido e sobrio auspicio di ”pacificazione” fra israeliani e palestinesi: dicendosi solidale verso il destino dei reclusi scarcerati in cambio della sua liberta’, ma a patto che essi ora tornino ”a casa”, come lui, e ”rinuncino alla lotta armata”. Shalit ha detto alla tv di Stato egiziana che raccontera’ la sua prigionia e che ha ”molto da dire a questo proposito”. Sulla sua liberazione, il giovane militare israeliano ha affermato che per lui questa ”era l’ultima chance”, aggiungendo che il suo rilascio e’ dovuto alle buone relazioni tra gli egiziani da una parte e israeliani e Hamas dall’altra. Lo scambio e’ avvenuto di prima mattina e si e’ svolto senza significativi intoppi, mentre Israele tirava un sospiro di sollievo collettivo – malgrado la contestazione di qualcuno per il ”cedimento al ricatto dei terroristi” – di fronte al ritorno di questo figlio disperso divenuto negli anni della cattivita’ una sorta di icona planetaria. Mentre nelle piazze palestinesi, a Gaza come a Ramallah, un’atmosfera di tripudio salutava i primi reduci delle carceri israeliane. Secondo le intese previste, raggiunte con la decisiva mediazione egiziana, Shalit e’ stato trasferito di buon ora in Egitto dalla Striscia di Gaza, sotto la scorta dei miliziani del braccio armato di Hamas – guidati dal loro uomo forte, Ahmed Jabari – attraverso il valico di Rafah. E qui e’ stato preso in affido dalle forze di sicurezza del Cairo che , piu’ tardi, dopo l’intervista, lo hanno consegnato agli israeliani.