Gli osservatori dell’Onu in Siria sono riusciti ad arrivare oggi a Tremseh, teatro del nuovo massacro avvenuto due giorni fa che secondo l’opposizione ha provocato oltre 150 morti. Ma mentre cercano di stabilire la dinamica degli eventi, il sangue continua a scorrere e le reazioni internazionali non vanno oltre le condanne verbali. All’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha detto il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, c’e’ “la sensazione, angosciante, di una completa paralisi”.
Almeno 49 persone, tra cui nove bambini, sono rimaste uccise oggi, dopo le 120 contate ieri, secondo i Comitati locali di coordinamento dell’opposizione. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) riferisce che sette civili, compresi una donna e quattro bambini, di cui tre della stessa famiglia, sono morte quando un proiettile di mortaio e’ caduto sulla casa in cui si trovavano nel quartiere di Al Jubeila a Dayr az Zor. Sei ribelli sono invece stati uccisi in scontri con le forze governative vicino alla frontiera con la Turchia, nella cittadina di Al Tel. Ma vittime sono segnalate anche nei bombardamenti che continuano su Homs e su alcuni sobborghi di Damasco, in particolare Maliha, Zabadein e Deir al Asafir, sulla citta’ di Rastan e, per il quattordicesimo giorno consecutivo, su Izaz, nella provincia di Aleppo, secondo quanto precisano i Comitati locali. Mentre sono saliti ormai a quota 40mila i profughi e disertori siriani rifugiati in Turchia, secondo la Direzione per la gestione delle emergenze e dei disastri (Afad) di Ankara. Damasco continua a negare ogni responsabilita’ nel massacro di Tremseh e la televisione siriana ha mostrato immagini di un arsenale di armi e bombe affermando che e’ stato trovato dalle forze governative in nascondigli di “terroristi” nel villaggio. Ma il segretario della Lega araba Nabil el Araby ha condannato il regime affermando che, come nel caso della strage di Hula in maggio, quanto avvenuto giovedi’ e’ stato un episodio di “puliza etnica”. L’Ondus afferma di aver saputo da testimoni che alcuni feriti e morti nel massacro sono stati portati via dalle forze governative. L’organizzazione dice di avere identificato un centinaio di vittime civili. Altri 30 cadaveri, aggiunge, sono stati bruciati e non sono riconoscibili. Diciassette persone, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi mentre cercavano di fuggire, aggiunge Ondus. L’organizzazione riferisce che tra le oltre 150 vittime della strage ci sono anche “decine di ribelli”. Il presidente francese Francois Hollande ha affermato di avere detto al presidente russo Vladimir Putin che “si e’ ancora in tempo” per impedire una guerra civile e che “bisogna lavorare insieme per trovare una soluzione politica”. Ma finora Mosca non sembra rinunciare al suo sostegno al presidente siriano Bashar al Assad. Tra le vittime piu’ indifese delle violenze ci sono i bambini e oggi l’Unicef ha chiesto al ministro Terzi di essere al fianco dell’organizzazione per raccogliere fondi in loro aiuto. Appello a cui il capo della Farnesina ha risposto positivamente.