L’Europa vola in aiuto della Spagna ma impone una serie di condizioni nel memorandum sul piano di aiuti da 100 miliardi alle banche la cui prima tranche da 30 miliardi a tassi favorevoli, come stabilito nell’accordo notturno dell’Eurogruppo, dovrebbe arrivare gia’ a fine mese mentre la Finlandia, ancora una volta, chiede garanzie addizionali.

Sara’ l’Efsf a metter mano al portafoglio ma l’idea della Spagna e della Commissione (auspicata anche dal premier Mario Monti) e’ quella che subentri entro l’anno l’Esm per poter ricapitalizzare direttamente le banche in modo da non far saltare il debito pubblico di Madrid. Monti chiede di andare avanti con ”urgenza” sull’unione bancaria e effettivamente per mettere a punto l’Esm si partira’ subito a settembre con una tabella di marcia che la Germania giudica troppo ottimistica visto che presuppone il preventivo varo della supervisione unica della Bce. Questa vuole fare ”le cose bene senza fretta” come ha detto il suo presidente Mario Draghi. L’ostacolo di Helsinki, che aveva gia’ posto paletti simili alla Grecia e contestato l’accordo del vertice sullo scudo anti spread, non sembra invece insormontabile visto che si parla di un contributo pari al 2% del totale. Non si cambia comunque la sostanza dell’accordo raggiunto fra i partner europei e la Spagna: per evitare incertezze ai mercati e erogare finanziamenti a condizioni troppo onerose gli aiuti arriveranno velocemente e a un tasso favorevole del 3-4%, ”forse anche meno” sotto forma di prestiti a lunghissimo termine i cui interessi saranno pagati solo a partire dal decimo anno sui 15 massimi. Per il ministro delle finanze Luis De Guindos e’ un buon risultato anche se pagato caro. La bomba viene disinnescata e i gruppi gia’ nazionalizzati (Bankia in primis con i suoi 19 miliardi di ‘buco’) messi in sicurezza ma Madrid dovra’ accettare la sigla del memorandum con molte condizioni al prossimoeurogruppo del 20 luglio e contemporaneamente rendere conto ogni tre mesi alla temuta Troika visto che anche sul fronte macro, seppure i ”due accordi non sono legati” le cose vanno male con il paese in recessione. L’Europa ha concesso un anno in piu’ (dal 2013 al 2014) per fare rientrare il deficit nei ranghi al 3% ma chiede misure addizionali soprattutto sul lato del controllo della spesa delle comunita’ autonome visto che il governo ha gia’ messo pesantemente mano all’amministrazione pubblica e rialzato le tasse. Chiedere molto di piu’, va detto, significherebbe aumentare ancora la recessione. Madrid paga dazio anche nella perdita del prestigioso posto nel board Bce dove Gonzalez Paramo e’ sostituito dal lussemburghese Mersch. De Guindos riconosce lo smacco dovuto alla crisi ma insiste a sottolineare gli aspetti positivi degli incontri di Bruxelles: oltre alle condizioni favorevoli dei prestiti che sono ”un cuscinetto di sicurezza”, questa sara’ l’occasione per riformare profondamente il sistema finanziario del paese nei prossimi 18 mesi. Le banche, non i due colossi Bbva e Santander, verranno passate ai raggi X con cadenza regolare, verra’ stabilito l’ammontare di fabbisogno necessario e a qual punto potranno scegliere di ricevere la liquidita’ europea e quindi separare i loro attivi tossici, specie immobiliari, in ‘bad bank’. Per il settore bancario si trattera’ cosi’ di un lungo percorso di ‘lacrime e sangue’ fatto di cessione delle attivita’ non strategiche e dimagrimento e le casse di risparmio potrebbero perdere la maggioranza azionaria nelle banche commerciali.

 

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