L’Alta Corte delle Maldive ha annullato la condanna a 100 frustate e a otto mesi di arresti domiciliari per la 15enne stuprata per anni dal patrigno. La sentenza di febbraio, basata su una rigorosa applicazione della sharia da parte di un tribunale per i minori, aveva sollevato un’ondata di proteste internazionali e lo stesso presidente dell’arcipelago, Mohammede Waheed, aveva ordinato alla Procura di ricorrere in appello.
La condanna era stata inflitta perche’ durante l’interrogatorio per gli abusi subiti dal patrigno la ragazza aveva confessato di aver avuto una relazione sessuale consensuale con un altro uomo, pur non essendo sposata. Per l’Alta Corte, pero’, la ragazza era in uno stato di stress emotivo e “non era in grado di sostenere un processo”. La giovane aveva anche partorito un figlio avuto dal patrigno, che l’uomo aveva poi soppresso con la complicita’ della madre della ragazza prima che entrambi venissero arrestati. Le 100 frustate avrebbero dovuto essere inflitte al compimento del diciottesimo anno di eta’ della giovane di Feydhoo, una delle 100 isole dell’arcipelago. La decisione e’ stata salutata con “gioia” dal presidente Waleed, il quale ha risposto alle critiche affermando che “la linea del governo e’ di proteggere le vittime e lo si e’ dovuto nel rispetto del diritto”. Un portavoce governativo ha riferito che la ragazza continuera’ a ricevere assistenza e ha sottolineato che dall’insediamento del nuovo esecutivo, lo scorso anno, nessuna condanna a frustate e’ mai stata eseguita. Il sesso prematrimoniale e’ vietato alle Maldive, il paradiso turistico nell’Oceano Indiano il cui sistema giuridico attinge alla Common Law britannica e alla sharia islamica.