La cooperazione franco-tedesca resta “essenziale” per l’Europa, sostiene un diplomatico francese. Ma il tempo di Merkozy “mano nella mano” è davvero finito. Nel primo vertice europeo, per quanto informale, del neoeletto presidente francese Francois Hollande salta il tradizionale bilaterale franco-tedesco.
Niente faccia a faccia tra il socialista e la cristiano-democratica Angela. “Si sono già visti a Berlino”, ricorda il diplomatico. E se è per questo sono stati insieme anche al G8 e al vertice Nato. Ma non oggi che l’Europa è chiamata a trovare un accordo politico decisivo sulle ricette per uscire dalla crisi. Nicolas Sarkozy aveva sempre docilmente avallato le scelte della cancelliera. A dicembre l’aveva spalleggiata anche nella scelta di imporre il ‘fiscal compact’. Fino al punto di evocare scenari di guerra quando, prima del summit di dicembre in cui David Cameron lo rifiutò con uno storico strappo, fece capire che avrebbe sostenuto le richieste di rigore durante il congresso del Ppe nella ‘sua’ Marsiglia. Invece Francois Hollande è arrivato ribadendo che stasera avrebbe posto sul tavolo la questione degli Eurobond, la mutualizzazione del debito che praticamente tutti considerano come unica vera soluzione per rimettere in sicurezza il debito sovrano in Europa. Dal canto suo la Merkel ha fatto sapere che non avrebbe ceduto. Entrando al vertice ha ribadito che le obbligazioni europee “non contribuiscono a rilanciare la crescita”. Una posizione sulla quale ha trovato l’appoggio dello svedese Fredrik Reinfeldt. Ma per il resto, a cominciare da Monti, è stato un coro a favore dei titoli comuni europei. Il presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, è arrivato ad ammonire esplicitamente la Merkel. Non è pensabile, il suo ragionamento da contribuente germanico, che noi continuiamo a pagare “lo 0,01% sui nostri Bund” mentre il resto d’Europa “paga il 6%”. In questo modo, ha affermato, finirà che i vicini della Germania “ai quali vendiamo il 42% del nostro export” non avranno più soldi per pagarlo. Ma la rappresentazione plastica dell’isolamento della Merkel e del nuovo corso francese si è visto già con l’arrivo di Hollande: in treno, insieme allo spagnolo Mariano Rajoy. Che è un ‘popolare’, ovvero membro della stessa famiglia politica della Merkel. Un Ppe che (insieme ai liberal-democratici, per non parlare delle sinistre) nel fine settimana scorsa si è già espresso a favore di una qualsiasi forma di mutualizzazione del debito. Così come fa da tempo la Commissione europea. E dopo l’arrivo, tra i primi, al palazzo Justus Lipsius, Hollande ha fatto scattare una serie di bilaterali: con Monti, con il polacco Tusk, con il portoghese Pedro Passo Coelho, con il premier ad interim greco Panagiotis Pikrammenos. Con Schulz aveva avuto una lunga telefonata nel pomeriggio. Ma niente incontro con la signora Merkel. Alla quale ha mandato un messaggio entrando: “Siamo pronti a discutere di eurobond e faranno parte della discussione”. “E’ decisivo dire come la pensiamo” e soprattutto: “E’ ora che si deve agire per avere la crescita”.