La Corte marziale americana ha scagionato Bradley Manning dall’accusa piu’ grave, quella di connivenza con il nemico, per aver rivelato documenti diplomatici e militari segreti americani a Wikileaks. Il 25enne militare, pur non avendo fornito dati utili ai terroristi, e’ pero’ stato giudicato colpevole per 19 su 21 capi d’accusa per cui era stato incriminato, tra cui 5 per violazione della legge sullo spionaggio del 1917. Se fosse stato condannato anche di connivenza con il nemico, Manning rischiava l’ergastolo.

In ogni caso il cumulo delle condanne potrebbe portarlo di fatto a dover trascorrere il resto della sua vita in prigione. Nei prossimi gionri sara’ resa nota l’entita’ della pena. Il giudice della corte marziale, il colonnello Denise Lind, iniziera’ domani alle 9,30 locali (le 15,30 in Italia) a stabilire le pene per ciascuno degli altri capi d’accusa (19 su 21) per cui Manning e’ stato condannato. In totale rischia fino ad un massimo di 136 anni di reclusione nell’eventualita’ che il giudice commini la pena massima per ogni singolo reato. Dei 21 capi di imputazione la talpa di Wikileaks si era dichiarato colpevole di 10 (per cui era pronto ad una condanna a 20 anni di carcere) ma e’ stato condannato per 19: tra questi 5 di spionaggio e 10 di furto e sottrazione di materiale segreto di proprieta’ del governo. Oltre che di connivenza con il nemico, Manning e’ stato riconosciuto innocente dell’accusa di spionaggio per aver diffuso il video di un elicottero d’attacco americano Apache che apri’ il fuoco contro alcuni civili a Baghdad nel 2007, uccidendo 12 persone inclusi due giornalisti dell’agenzia Reuters.

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