Nel territorio di Acerra il traffico e il riscaldamento sono le cause di maggiore inquinamento dell’aria mentre il contributo del termovalorizzatore è “trascurabile”, perché produce emissioni “ampiamente al di sotto dei limiti di legge”. A questa conclusione giunge uno studio condotto dall’Istituto sistemi agricoli e forestali mediterranei (Isafom) del Cnr e presentato questa mattina a Roma. Il rapporto indica che “le emissioni da traffico rappresentano il fattore di maggior pressione, in particolare a sud di Acerra, nell’area metropolitana di Napoli e in corrispondenza della fitta rete stradale ‘che attraversa il dominio locale’. Importanti sono pure le emissioni da riscaldamento, del porto di Napoli e di alcune industrie, mentre molto contenuto è il contributo dovuto alle emissioni del termovalorizzatore”. La ricerca descrive per la prima volta lo stato complessivo dell’aria nel territorio di Acerra e più in generale della Campania valutando, nello specifico, il contributo del termovalorizzatore ed è stato condotto in accordo con il Comune di Acerra, la Regione Campania e in adempimento a quanto richiesto in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). ”Ancora una volta si vuole evitare un confronto serio con la partecipazione della gente sul termovalorizzatore e sul controllo dello stesso, ancora una volta si è persa l’occasione di un confronto con la città, ancora una volta si perde l’occasione per riconciliare la stessa con uno strumento che le è stato imposto a suo tempo”. Lo ha scritto il vescovo di Acerra (Napoli), monsignor Antonio Di Donna, in una lunga lettera nella quale spiega la sua mancata partecipazione al convegno in corso di svolgimento oggi a Roma, su ”Ambiente e industria possono convivere? Sostenibilità ambientale degli impianti industriali e di trattamento rifiuti”, organizzato dall’Agenzia Ricerche Informazione e Società, durante il quale è stato presentato il rapporto Cnr di studio di impatto ambientale del termovalorizzatore acerrano. Uno studio che il vescovo definisce “di parte”. Con una lettera inviata al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, alla società che gestisce l’impianto, la A2A, alla Regione Campania ed al sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, il presule contesta il metodo adottato per la presentazione dello studio stesso. ”Dispiace dirlo – ha scritto Di Donna nella lettera pubblicata sul sito della Diocesi – ma lo studio del Cnr, rimane ancora uno studio ‘di parte’: da chi è stato finanziato? Con quale partecipazione di esperti provenienti dalla cittadinanza di Acerra? Ancora una volta il modo di affrontare il problema non convince”. ”Qui non si tratta di opposizione pregiudiziale e ideologica – ha proseguito – ma del bisogno di fare chiarezza o quella operazione-verità necessaria a recuperare fiducia. La gente muore e non sa perché e continua a non essere partecipe”. Di Donna, infine, rinnova la propria disponibilità e quella ”della Chiesa di Acerra ad offrire sostegno a quelle azioni che mirano a promuovere quella partecipazione di tutti, cittadini, Istituzioni, e imprese, di cui parla anche il Papa nell’Enciclica ‘Laudato si”’. (ANSA).

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